Durata del vincolo

La durata del vincolo è la misura temporale che determina la perdita del possesso del denaro da parte del depositante in favore della banca, a fronte di un guadagno rappresentato dagli interessi. La logica che viene perseguita è quella per la quale all’aumentare della durata del vincolo aumenta la remunerazione del deposito. Data la natura del prodotto estranea alle logiche del risparmio il vincolo non è normalmente presente nei conti correnti, essendo questi ultimi degli strumenti finalizzati alla gestione del denaro per i pagamenti e le spese correnti.

Facendo una ricerca di preventivi su un sito comparatore come ConfrontaConti.it il meccanismo della remunerazione è facilmente individuabile: aumentando la durata del vincolo aumenta la rendita del conto deposito. Questo è possibile in funzione dell’opportunità, da parte della banca, di utilizzare le somme ricevute in deposito, con una relativa certezza di impiego nel tempo, in modo da poterle reinvestire a sua volta in titoli e strumenti finanziari di pari orizzonte temporale, che assicurano all’istituto:

• la rendita del deposito da retrocedere al correntista;
• un ulteriore guadagno che rappresenta il margine di utile.

Il vincolo viene stabilito contrattualmente tra banca e cliente, al pari delle altre condizioni economiche delle quali ne è la causa, e consiste nel riportare espressamente la durata in mesi o in anni; in genere i depositi hanno una durata minima di sei mesi e massima di 3 anni, anche se sul mercato si stanno affacciando prodotti a 5 anni. Al correntista viene assicurata una maggiore remunerazione rispetto al deposito libero, dove il prelievo del capitale è consentito in ogni tempo e, per scoraggiare l’interruzione del deposito prima della scadenza, vengono solitamente introdotte penali che incidono sulla rendita prevista, arrivando talvolta ad azzerare completamente il guadagno.