Conti bancari: arriva la smentita e la tassazione resta al 20%
Aggiornato il 04/04/2014

La recente ipotesi di aumento dal 20 al 26% dell'aliquota sui rendimenti finanziari rischia di creare o ingigantire diversi paradossi per i risparmiatori: se prima si andava dal 12,5% che si applica ai titoli di Stato al 20% degli altri prodotti finanziari, ora la distanza fra le due aliquote fiscali (titoli di stato vs. altri prodotti) sembra essere molto più rilevante (più del doppio), tanto da cambiare l'orizzonte di scelte a disposizione del risparmiatori.
Tuttavia, dopo la bufera scatenata dall’ipotesi di rimodulare la tassazione sulle rendite finanziarie voluta da Matteo Renzi per reperire le risorse necessarie al taglio del 10% dell’Irap, ora è arrivata una parziale smentita: sembrerebbero salvi, insieme ai BOT (la cui tassazione resta invariata al 12,5 %), i conti deposito ed i conti correnti (la cui tassazione dovrebbe rimanere pari al 20%). Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dopo le prime indiscrezioni che parlavano della tassazione del 26% estesa anche ai conti, ha successivamente puntualizzato che questi prodotti non saranno investiti dalla modifica. Sembra quindi sia destinata a restare in vigore l’aliquota del 20% (aliquota fissata dal precedente governo Monti, che l’aveva ridotta rispetto al precedente 27%), ma è bene precisare che tutte le misure di tassazione del risparmio di cui tanto si parla devono ancora diventare provvedimenti definitivi.
In altre parole, se le prime indiscrezioni sulle nuove aliquote con cui saranno tassati i rendimenti finanziari trovassero conferma (conti deposito al 20% ed altri strumenti finanziari al 26%), i conti deposito in modo particolare diventerebbero uno strumento di investimento relativamente più conveniente. La convenienza risulterebbe poi accresciuta dalla recente risalita dei tassi di interesse proposti da alcune banche, che in alcuni casi si avvicinano al 3%, e che nettamente contrasta la riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato (in questo primo scorcio del 2014 i rendimenti di BOT e BTP sono ai minimi storici).
Sembrano infine abbastanza concordi le opinioni degli economisti, convinti che una tassazione al 26% sugli strumenti finanziari "privati" – pari a più del doppio di quella riservata ai titoli di Stato, non solo italiani, pari al 12,5% – potrebbe avere conseguenze rilevanti, spostando gli investimenti sulle emissioni di debito pubbliche (non solo quelle italiane), a danno di quelle private (corporate bond), con il rischio di sbilanciare ancora di più il mercato del credito dedicato al sistema produttivo, che non avrebbe alternative valide ai finanziamenti bancari.