Conti deposito: rendimenti in leggero calo ma investimenti sempre sicuri
Aggiornato il 06/08/2014

I mercati finanziari, dopo un lungo periodo all’insegna dell’incertezza, dell’alta volatilità, degli alti tassi di interesse e della scarsa liquidità, sono alla fine piombati nella situazione opposta. Si è assistito ad un lungo trend di rialzo del corso azionario, con molti titoli che si sono avvicinati ai massimi assoluti e che in molti casi li hanno addirittura superati, e parallelamente i tassi di interesse si sono abbassati drasticamente: i tassi di interesse dei Titoli di Stato sono ormai bassissimi, ed anche gli spread dei Paesi più deboli dell’area Euro (PIGS: Portugal, Italy, Greece and Spain) non fanno più notizia e sono quasi tornati ai livelli pre-crisi.
Non si possono fare previsioni sull’andamento futuro dei mercati finanziari, ma tutto lascia pensare che i bassi tassi di interesse sui Titoli di Stato siano destinati a perdurare: la BCE infatti, liberatasi dalle paura dell’inflazione, ed anzi piombata nella fobia opposta, quella della deflazione, ha intrapreso in modo convinto una battaglia finalizzata a far defluire liquidità nel mercato reale e a riattivare il credito verso le imprese, al punto che il governatore Mario Draghi nella sua ultima conferenza stampa mensile ha affermato che il Quantitative Easing (Qe) “all’europea” è pronto per essere messo in campo.
Chi rischia di risentire negativamente di questo contesto sono i risparmiatori più prudenti, restii a mettere i propri risparmi in Borsa: i BOT battuti all’ultima asta rendono appena lo 0,495% lordo! Parallelamente anche i conti di deposito, altro strumento particolarmente caro ai risparmiatori meno avvezzi al rischio, hanno visto i propri tassi contrarsi: attualmente i conti deposito vincolati a 12 mesi rendono mediamente poco più del 2% lordo l’anno, mentre poco più di due anni fa il rendimento medio era pari a più del doppio. La situazione per il popolo dei conti deposito risulta poi ancora meno rosea se si considera che negli ultimi due anni hanno dovuto fronteggiare anche l’aumento dell’imposta di bollo (aumento che ha colpito tutti gli investimenti finanziari) e dell’aliquota fiscale sulle rendite finanziarie (uno dei provvedimenti del governo Renzi prevede che a partire da luglio di quest’anno l’aliquota salirà dal 20 al 26% per tutte le rendite finanziarie ad eccezione di quelle riconducibili ad investimenti in Titoli di Stato, per i quali l’aliquota è ferma al 12,5%).
Analizzando però i conti deposito con maggiore lucidità e razionalità, si possono trarre delle conclusioni per nulla negative sulle prospettive dello strumento:
· Selezionando con cura i prodotti su cui investire si possono ancora trovare molti prodotti vincolati che sull’orizzonte a 12 mesi rendono più del 2,2% ed alcuni che riescono ad offrire più del 2,5%: Conto bancadinAmica di Banca dinaAmica e Conto InMediolanum di Banca Mediolanum offrono il 2,5% mentre Deposito Sicuro di Banca delle Marche offre addirittura il 3%!
· Non esistono prodotti che a parità di rischio (pressoché nullo per i conti deposito, che sono garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) consentono di ottenere rendimenti superiori ai conti deposito. I BOT, Titoli di Stato a 12 mesi, sono prodotti che presentano una rischiosità simile, ma offrono rendimenti molto più bassi anche al netto della tassazione (che per i Titoli di Stato è più bassa): spesso non riescono neanche a proteggere i risparmi dall’erosione di valore dovuta all’inflazione.
· L’inflazione appare in contrazione addirittura superiore rispetto ai tassi dei conti deposito, al punto che il rendimento dei conti deposito al netto dell’inflazione è addirittura in crescita negli ultimi mesi. Potrebbe apparire strano, ma in caso di deflazione (inflazione negativa) un conto deposito a tassi nulli potrebbe essere una buona occasione di investimento.
Per completare l’analisi, è poi opportuno tener presente anche della differenza in termini di spese dei conti deposito rispetto alle forme di investimento alternative: le banche, ad esempio, richiedono delle commissioni per la sottoscrizione dei titoli finanziari, inclusi i Titoli di Stato, oltre ad un possibile ulteriore costo per la gestione ed amministrazione del deposito titoli, mentre nella maggior parte dei casi i conti di deposito sono a zero spese. Infine non ci si deve dimenticare che per investire in Titoli di Stato è richiesto un taglio minimo di una certa rilevanza, mentre normalmente gli importi minimi richiesti per aprire un conto deposito, nonostante possano variare da banca a banca, sono irrisori.