Si avvicina la fine del segreto bancario

Già nel mese di maggio, quando l'OCSE si era dichiarato a favore dello scambio automatico di informazioni bancarie da usare in materia fiscale, con il beneplacito del governo elvetico, era diventato chiaro come l'era del segreto bancario fosse ormai agli sgoccioli.
L'accordo firmato a Parigi in quella occasione, aveva impegnato non solo i trentaquattro paesi che aderiscono all'OCSE, ma anche altri tredici, tra i quali Malesia, Singapore, Indonesia, Brasile, Argentina e Cina. Un accordo storico, a margine del quale Pascal Saint-Amans, che dirige il centro di amministrazione fiscale e politica dell'OCSE, aveva chiaramente vaticinato la fine del segreto bancario, segnata dall'introduzione dell'automatismo, introdotto come metodo di lotta generalizzato contro l'evasione fiscale. Un commento del resto condiviso da Paolo Bernasconi, a lungo Procuratore Pubblico e considerato il padre della legge elvetica contro il riciclaggio, il quale aveva a sua volta parlato di data storica.
La conferma dell'affrettarsi a grandi passi della fine del segreto bancario, viene ribadita dalle notizie in base alle quali l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sarebbe ormai sul punto di approvare, in via del tutto ufficiale, i nuovi standard relativi allo scambio automatico di tutte le informazioni di carattere finanziario considerate utili a fini esclusivamente fiscali dei correntisti dei paesi aderenti.
In pratica, tra i paesi che hanno sinora aderito all'accordo sottoscritto nella capitale francese, può iniziare lo scambio di informazioni riguardante i dati bancari dei cittadini. Si tratta di una mole di documenti ed informazioni relative ai proventi di attività finanziarie, interessi, dividendi e tutto ciò che riguarda le attività economiche tali da essere ricondotte a fondazioni, trust e persone fisiche.
Naturalmente l'accordo è potenziato dall'adesione di paesi che un tempo erano considerati alla stregua di paradisi fiscali, a partire dalla Svizzera che ha già approvato l'accordo di maggio. Mancano ancora all'appello altri paesi che hanno fatto della riservatezza la loro equivoca bandiera. Naturalmente nei prossimi mesi aumenterà anche il pressing verso di loro, la cui adesione potrebbe realmente segnare una svolta nella lotta non solo all'evasione fiscale, ma anche ad una serie di attività illegali che trovano modo di nutrirsi proprio dal segreto bancario che opacizza le transazioni bancarie dei cosiddetti paradisi fiscali.
L'inizio di quella che viene indicata da molti come una nuova era, avverrà nel 2016, quando cominceranno ad essere raccolte le informazioni che saranno poi trasmesse dall'anno successivo. Nel periodo di transizione, l'OCSE chiede agli stati firmatari dell'accordo di inviare i propri commenti e, soprattutto, le proposte tese al miglioramento della normativa. Un modo per rendere sempre più condiviso il testo che sarà sottoposto alla pubblica attenzione a partire dal mese di settembre.