Tassazione rendite finanziarie: Italia ed Europa a confronto

Dopo la decisione del Governo di innalzare di 6 punti percentuali l’aliquota sulle rendite finanziarie, si è parlato molto non solo delle conseguenze sui portafogli degli italiani, ma anche della necessità di allinearsi ai parametri europei.
Dal 1° luglio, parecchie tipologie di prodotti finanziari sono state investite dalla maggiorazione dell’aliquota (dal 20 al 26%, calcolata sulla base della data di maturazione o di quella di erogazione). In particolare la riforma ha avuto come oggetto i redditi di capitale: dividendi, cedole, interessi su depositi, conti correnti bancari/postali e capital gain (per il fisco "redditi diversi"), ovvero le plusvalenze.
Più volte si è detto che questo Decreto adegua l’Italia ai livelli europei. Sicuramente ciò è in parte vero, anche se nel Vecchio Continente la situazione è estremamente variegata dal punto di vista delle tasse e occorre fare in particolare una distinzione tra redditi da capitale e redditi diversi.
Prendendo in esame i dividendi dei principali Paesi europei, i rendimenti derivanti dai prodotti bancari e finanziari, e la tassazione del capital gain, le aliquote (%) sono applicate come segue:
Dividendi | Rendimenti | Tassazioni | |
Italia | 26 | 26 o 12,5 | 26 o 12,5 |
Regno Unito | 0 | 20 | 18 o 28 |
Francia | 30 | 18 | 34,5 |
Germania | 26,3 | 0 | 26,3 |
Spagna | 21 | 21 | 21 o 27 |
Va ribadito che l’Italia presenta ancora alcune tipologie di prodotti per cui è prevista una tassazione agevolata al 12,5 per cento. Si tratta dei titoli emessi dallo Stato italiano (Bot, Cct e Btp), dei BOC (Buoni ordinari comunali), BOR (Buoni ordinari regionali), BOP (buoni ordinari provinciali), buoni fruttiferi postali emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, oltre ai titoli emessi dagli organismi internazionali e le obbligazioni emesse dagli stati esteri appartenenti alla white list e dai loro enti territoriali.