Il Fisco può utilizzare la lista Falciani

La lista Falciani torna ad agitare le acque nel nostro Paese, per ovvi motivi. La ormai famosa lista che prende il suo nome da Hervè Falciani, l'uomo che nel 2009 rilasciò all'amministrazione fiscale francese preziose informazioni riguardanti i clienti stranieri della HSBC di Ginevra, comprende infatti anche i dati riguardanti oltre seimila contribuenti italiani. Sinora la sua utilizzazione è stata impedita dai ricorsi elevati prendendo a pretesto il fatto che i files fossero stati sottratti in maniera illegale.
Il quadro sta però mutando completamente di segno, bypassando anche un pronunciamento risalente allo scorso anno, con il quale la Commissione tributaria di Varese ne aveva dichiarato la non utilizzabilità. A motivare il giudizio era stata allora la mancanza di loghi o altri segni che potessero ricondurre le schede clienti a HSBC. Un presupposto sancito del resto dal Codice di Procedura Civile, con l'articolo 234 che fa espresso riferimento alla prova documentale.
Un giudizio che ora è però stato del tutto ribaltato dai giudici tributari lombardi, i quali hanno accolto il ricorso dell'Agenzia della Entrate e della Guardia di Finanza. Il succo di quanto accaduto, è che la lista Falciani potrà diventare la testa d'ariete per colpire gli evasori fiscali, ancora troppo numerosi in Italia.
Il caso è nuovamente esploso dopo la presentazione di un ricorso da parte di un contribuente, nel quale si sosteneva la tesi che i dati in base ai quali lo stesso sarebbe stato il detentore di risorse finanziarie all'estero mai dichiarate, proverrebbero proprio dalla lista Falciani e di conseguenza non sarebbero utilizzabili. A motivare il giudizio finale, sarebbe il venire meno del segreto bancario all'interno dell'Unione Europea, in forza del quale l'operato dell'Agenzia delle Entrate diverrebbe del tutto legittimo. Peraltro, anche il fatto che la lista sia il frutto di una sottrazione non ne comporterebbe l'automatica inammissibilità, in quanto esiste un precedente della Cassazione. In base a questo pronunciamento infatti, il modo irrituale in cui sarebbe avvenuta l'acquisizione della prova non la renderebbe inutilizzabile ove manchi un divieto in tal senso.
Il nodo del contendere, del resto, non è puramente teorico. Basti pensare infatti che, in base ai calcoli effettuati dalle Fiamme Gialle, grazie alla lista potrebbero entrare nelle casse dello Stato poco meno di sette miliardi di dollari. In un momento in cui gli italiani sono chiamati sempre più spesso a contribuire al risanamento dei conti pubblici, con sacrifici che hanno letteralmente strangolato le economie familiari, una cifra di questo genere assumerebbe anche il significato di una lotta a fondo contro un fenomeno che ha largamente contribuito nel corso dei decenni ad allargare il debito pubblico italiano.