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Il POS diventa obbligatorio

18/11/2014
Il POS diventa obbligatorio

L’obbligatorietà dei POS è storia recente. Dal 30 giugno 2014 tutti i commercianti e i professionisti dovevano mettersi in regola installandone uno e questo implicava che i pagamenti al di sopra dei 30 euro dovessero essere effettuati con carte di credito o bancomat.

Tuttavia la regola non prevedeva sanzioni in caso di mancata osservanza.

Il decreto, a partire dal 28 marzo 2014, prevedeva l’obbligo per quei soggetti che l’anno prima avessero dichiarato un fatturato superiore ai 200 mila euro: tale limite non è più in vigore dal primo luglio, visto che l’obbligo è stato esteso a tutte le attività di vendita di prodotti e prestazioni di servizi (anche professionali).

L’obiettivo della norma è quello di diffondere i sistemi di pagamento elettronici quale condizione per affermare il commercio elettronico nel nostro sistema produttivo: tutto questo può portare alla crescita e all’internazionalizzazione delle imprese italiane. Inoltre, nella norma sono contenuti degli adempimenti in materia di antiriciclaggio, come il divieto di trasferire denaro contante per somme maggiori di 999 euro.

L’obbligo di dotarsi di POS non è considerato tuttavia in senso assoluto come un dovere, visto che non sono previste multe per chi non si è adeguato: da qui l’intervento del Governo. Con la legge di stabilità 2015 potrebbero arrivare le tanto temute sanzioni per i trasgressori, completando così la norma pubblicata in Gazzetta Ufficiale già nel gennaio del 2014.

Per effettuare il pagamento elettronico è necessario che nell’esercizio o nello studio sia funzionante una connessione a internet; per le categorie dei professionisti è importante accertarsi di eventuali convenzioni tra il proprio ordine e gli istituti di credito, per consentire il piazzamento del terminale POS a condizioni più vantaggiose.

Secondo l’Ufficio Studi Cgia Mestre, le spese di attivazione si aggirano attorno ai 115 euro e la commissione per l’utilizzo mensile varia fino a un massimo di 35 euro. Dunque, si può arrivare a pagare oltre 1200 euro l’anno per attività che ne fatturano circa 100 mila.

Da qui le proteste delle associazioni di categoria, che hanno evidenziato come si possano usare altri strumenti meno onerosi per la tracciabilità dei pagamenti.

Il Sottosegretario all’Economia ha per contro annunciato misure di defiscalizzazione: la promessa è di introdurre agevolazioni riguardanti l’abbattimento dei costi fissi dei terminali, ma solo nel caso vengano individuate le risorse per poterle applicare.

A cura di: Paola Campanelli

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