Depositi e prestiti in crescita. Il trend del 2015

La crisi porta risparmio. 44 miliardi di euro accumulati dagli italiani in un anno, +3,6% registrato a novembre rispetto allo stesso mese dello scorso anno. E andando indietro fino al 2007, si scopre che dall’inizio della crisi nel nostro Paese sono stati accantonati 196 miliardi di euro: +12,95% in sette anni.
Lo scrive l’Associazione Bancaria Italiana nel suo bollettino mensile, sottolineando come la difficile congiuntura economica e la stagnante situazione nel nostro Paese non frenano la tendenza all’accumulo, considerato utile rimedio al sentimento di precarietà e incertezza che affligge gli italiani, pur calando il tasso sui depositi (conti correnti, depositi a risparmio e certificati di deposito) praticato dalle banche, 0,77% a novembre contro lo 0,79% del mese precedente.
In generale, il documento dell’Abi rileva segnali positivi della situazione finanziaria del nostro Paese: non solo per l’aumento dei depositi in conto corrente, ma anche grazie ai finanziamenti che le banche hanno ripreso a concedere dopo circa 30 mesi di andamenti negativi. Dalla fine del 2007 ad oggi, i prestiti alle famiglie e alle imprese hanno registrato un incremento da 1.279 a 1.419 miliardi di euro, mentre i tassi sul totale dei prestiti sono calati al 3,66% rispetto al mese precedente, quando erano al 3,71%, il valore minimo dal dicembre 2010 (3,65%) e ben lontano da quel 6,18% registrato a fine 2007.
Discorso a parte merita il mercato dei finanziamenti a lungo termine, in special modo quelli ai privati: 2,9% il tasso medio sui mutui, con 30,5% di nuove erogazioni tra gennaio e ottobre. Due i principali motori della ripresa: la riduzione progressiva dei tassi mediamente offerti e la contestuale contrazione dei prezzi sul mercato immobiliare.
Riguardo al primo punto, bisogna segnalare il trend discendente degli spread con un differenziale ormai stabilmente sotto il 2%. Questo, combinato al costo del denaro ai minimi storici, consente di avere accesso a tassi che non hanno precedenti nel passato. E le previsioni per l’anno venturo confermano il calo degli spread, anche se ormai i margini sono ridotti.
“Non diamo assolutamente dei segnali di euforia ma di serenità e costruttività” - ha commentato il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. “C'è un clima diffuso di eccessiva mancanza di speranza e fiducia, però noi lavoriamo per invertire il trend. Il 2015 potrebbe essere migliore e auspichiamo che lo sia”.
A livello più generale, i segnali di ripresa sono piuttosto deboli e i dati forniti dal report dell’Abi lo dimostrano: 179,3 miliardi le sofferenze lorde delle banche rilevate nel mese di ottobre, 3 miliardi in più del mese precedente. 9,5% a ottobre il rapporto con gli impieghi, contro il 7,7% dell’anno precedente e il 2,8% del 2007; 6,8% per le famiglie consumatrici, più del 6,3% dell’ottobre dello scorso anno, ma soprattutto molto più alto del 2,9% registrato a fine 2007.
La persistente crisi che riguarda il mercato del lavoro e i redditi delle famiglie continuano a rappresentare i principali fattori di rischio, che influenzerannonei prossimi anni tutte le tipologie di prestiti.