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Aumenti sui conti correnti: interviene la Banca d’Italia

Pubblicato il 28/04/2017

Aggiornato il 01/05/2017

Aumenti sui conti correnti: interviene la Banca d’Italia

Lo scorso anno è stato critico per i risparmiatori che hanno visto lievitare i costi dei conti correnti. Ne abbiamo diffusamente parlato nella news "Conti correnti, il trend dei costi del 2016", quando analizzando i dati di un’indagine del Corriere Economia, abbiamo scritto come l’Indicatore Sintetico di Costo (ISC) di dieci principali banche italiane fosse passato dai 127,5 euro agli attuali 144,70 euro.

La ragione dei rialzi è da attribuirsi alla partecipazione al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, per il salvataggio delle quattro banche risolte (Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Cariferrara), ma anche all’aumento di alcune commissioni.

Di fatto, le banche hanno proceduto a modificare le condizioni contrattuali, nello specifico il costo di alcuni servizi, in maniera univoca, avvalendosi di comunicazioni inviate ai clienti secondo il criterio della ‘modifica unilaterale delle condizioni contrattuali’ prevista dall’art. 118 del Testo Unico Bancario.

Non si è fatta attendere la reazione dell’associazione Altroconsumo che con le dichiarazioni del suo presidente Paolo Martinello ha commentato come alcune banche stessero recuperando con i costi fissi i margini di guadagno risicati sull’attività creditizia, in particolare i mutui dove la battaglia sul mercato ha ridotto ai minimi i margini di guadagno degli istituti di credito.

Dopo la segnalazione di molti clienti, la Banca d’Italia ha diffuso una lettera con la finalità di indurre le banche a rivalutare i rincari varati lo scorso anno per “rientrare” delle somme versate. Gli aumenti sarebbero stati considerati dall’organo finanziario supremo non coerenti, mentre non ci sarebbe un reale collegamento tra tipologia di contratto e tariffe aumentate, legate a ‘costi già sostenuti, non ricorrenti e che hanno già esaurito i loro effetti’. Così, dopo opportune verifiche la stessa Banca ha stabilito che:

- le condizioni possono essere modificate solo se espressamente previste da una clausola del contratto sottoscritto dalle parti;

- nel caso di situazioni particolari, come eventi non prevedibili al momento della sottoscrizione originaria, queste devono essere comunicate con un preavviso minimo di 60 giorni al singolo cliente e con la possibilità di recedere dal contratto. Inoltre, la formula che dovrà usarsi in questo secondo caso è espressamente ‘Proposta di modifica unilaterale del contratto’.

Si conferma così l’obbligo di una comunicazione trasparente, quella stessa definita dalle disposizioni "Trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari. Correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti", contenute nel Provvedimento del 9.2.2011 che integra il Provvedimento del 29.7.2009. Per questo principio, si dovrà chiarire l’esatta attribuzione degli aumenti e riportare in maniera chiara le modifiche alle condizioni contrattuali. In ogni caso di rilevata violazione del principio della trasparenza e chiarezza di informazione, il consumatore può ricorrere all’Arbitro Bancario Finanziario e evidentemente all’Autorità del Giudice, con la possibilità anche di vedersi restituire le somme percepite.

È ancora da ricondursi alla stessa esigenza di fare chiarezza sugli aumenti dichiarati dei costi dei conti correnti, che la stessa Banca d’Italia ha recentemente pubblicato la Nota di stabilità finanziaria e vigilanza, un’analisi sull’andamento delle spese di gestione dei conti correnti negli ultimi anni.

Quello che emerge è che essere fedeli alla propria banca vuol dire pagare di più: i clienti storici sostengono infatti maggiori costi e se la spesa per un conto aperto da non più di un anno è in media di 49 euro, arriva a 93 euro per i conti aperti da più di 10 anni. L’indagine è stata condotta su un campione di 13.200 famiglie, ponendo il focus sulla differenza tra l’Isc prospettato in media ai clienti (85 euro) e la spesa effettiva (157 euro), in parte dovuta anche alla diversa operatività praticata rispetto a quella scelta in fase di apertura del conto.

Rimanere fedeli, dunque, non paga, ma occorre sollevarsi dalla pigrizia e cercare il conto alle migliori condizioni. Un aiuto risolutivo viene dal portale ConfrontaConti.it che compara i costi e le caratteristiche dei conti correnti delle principali banche operanti sul mercato del credito. Per trovare la soluzione più conveniente alle proprie esigenze di risparmiatori, basta inserire pochi semplici dati e in una manciata di secondi verrà fornito nel dettaglio il migliore conto corrente.

A cura di: Paola Campanelli

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