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Conti correnti, più severo il controllo del Fisco

Con l'introduzione di nuove misure lo Stato cerca di contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale. Un esempio sono gli accertamenti che prevedono un’analisi più scrupolosa per il calcolo dell’ISEE, che risulta più veritiero rischiando però di sfavorire chi è in condizioni economiche più gravi.

Pubblicato il 01/09/2015

Aggiornato il 11/01/2021

Conti correnti, più severo il controllo del Fisco

La nuova normativa prevista dalla Legge di Stabilità dispone maggiori controlli sui conti correnti da parte del Fisco.

Il provvedimento ha permesso all’Anagrafe Tributaria di recepire, lo scorso 30 giugno, informazioni trasmesse da banche e altri operatori finanziari relative all’anno 2014 su movimenti, giacenza media e saldi di tutti i conti correnti.

La novità sta nel conteggio degli importi a credito nel corso dei 365 giorni: in questo modo si tende a rimediare alla pratica diffusa di svuotare il conto corrente al saldo del 31 dicembre, per dimostrare che durante quell’anno non si è detenuta alcuna somma di denaro. Sotto sorveglianza finiscono anche certificati di deposito, carte di credito e debito, accessi alle cassette di sicurezza, compravendita di oro e altri metalli preziosi, buoni fruttiferi e rapporti fiduciari.

La dichiarazione di minor liquidità nei conti correnti e depositi bancari aveva il fine di ottenere prestazioni sociali, come bonus famiglia e ticket sanitari ridotti, o agevolazioni su asili, università e trasporti: il tutto, presentando un valore ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, inferiore a quello reale.

Il nuovo metodo di calcolo permette all’indicatore di essere veritiero, in quanto redditi e patrimoni non sono più autocertificati ma rilevati presso l’Anagrafe Tributaria e gli archivi dell’Inps. La sua introduzione ha fatto emergere patrimoni sinora taciuti: secondo uno studio della Cisl sui dati trimestrali presentati dal ministero del Lavoro, il numero di depositi e investimenti finanziari dichiarati sono quasi raddoppiati, passando dal 13,6% al 20,5%.

Tuttavia, il nuovo indicatore presenta alcune lacune che penalizzano situazioni familiari economicamente a rischio. Il nuovo calcolo prevede, infatti, l’inclusione di tutti i redditi esenti ai fini Irpef, penalizzando ad esempio le famiglie in cui è presente un disabile per via del conteggio come reddito di tutti gli aiuti economici previsti dallo Stato (assegni di cura, indennità di accompagnamento e pensioni), e la valorizzazione del patrimonio immobiliare.

Ampliando la definizione a livello fiscale di nucleo familiare, vengono considerate congiuntamente le entrate delle coppie separate: nel caso in cui quest’ultime abbiano figli che frequentano l’università, i redditi di entrambi i genitori concorrono al calcolo del valore dell’ISEE. Il maggior valore dell’indicatore è la conseguenza di tasse universitarie più alte per lo studente.

Dunque, il cambiamento di alcuni parametri accresce l’entità dell’Indicatore Equivalente, che risulta maggiore anche in assenza di un reddito più alto.

"È stato commesso un errore gravissimo: all’aumentare del nuovo valore reddituale”, spiega il direttore nazionale dei CAF Acli, Paolo Conti, “non sono state però ridefinite dagli enti locali le soglie che danno diritto alle prestazioni regolate dall’Indicatore”.

I controlli del Fisco hanno portato anche a una maggiore attenzione sul fronte dell’accertamento. Fino allo scorso anno eventuali difformità venivano fuori solo tramite l’incrocio dei dati da parte del Redditometro (il rapporto tra spese sostenute ed entrate), mentre attualmente è possibile fare un analisi del rischio evasione, chiedendo delucidazioni al contribuente in caso di improvvisi prosciugamenti del conto corrente.

Fin qui le novità sui conti correnti, rimandiamo ad articoli successivi gli approfondimenti sui conti deposito, altra tipologia di conto bancario confrontabile su ConfrontaConti.it.

A cura di: Paola Campanelli

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