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Quanto costano i conti correnti bancari?

05/10/2016
Quanto costano i conti correnti bancari?

Quanto costano i conti correnti bancari in Italia? Secondo l'ABI - Associazione Bancaria Italiana in media 82 euro mentre le associazioni dei consumatori parlano di oltre 100 euro l'anno. 

Facendo un po' di calcoli la CGIA ha scoperto, invece, che nel 2015 l’incidenza percentuale delle commissioni nette sui ricavi delle banche italiane (pari al 36,5 per cento) è stata la più elevata d’Europa. Tra i principali paesi Ue, in Francia la quota si è attestata al 32,9, in Austria al 27,5, in Germania al 26,2 e nei Paesi Bassi al 17 per cento.

L’anno scorso i ricavi netti derivanti dalle commissioni bancarie hanno sfiorato i 30 miliardi di euro, quasi 5 miliardi in più rispetto al 2008.

In particolare, l’Ufficio studi dell'Associazione che rappresenta le imprese artigiane, segnala che negli ultimi 7 anni (2008-2015) la crescita dei costi dei conti correnti, delle carte di credito e degli altri servizi bancari ha subito in Italia un’impennata che non ha avuto eguali nel resto d’Europa. Se da noi l’incremento è stato del 20 per cento, nel Regno Unito si è fermato all’11,5 per cento, in Francia all’11,1 per cento, in Spagna al 6,5 per cento, mentre in Germania (-4,6 per cento), in Belgio (-7 per cento) e soprattutto nei Paesi Bassi (-27 per cento) c’è stata una forte diminuzione.

“Se teniamo conto che con la crisi economica sono cresciute a dismisura le sofferenze in capo  alla clientela e la contrazione dei tassi di interesse ha ridotto ai minimi termini i margini di redditività delle nostre banche, queste ultime, appesantite da costi fissi ancora troppo elevati hanno ritenuto più conveniente ridurre gli impieghi, e quindi i rischi, e aumentare i ricavi dalle commissioni sui conti correnti, sui servizi bancomat/carte di credito, i servizi di incasso/pagamento e dalle attività extra creditizie, come la vendita di titoli, valute e strumenti di capitale”, ha dichiarato il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo.

Ecco la conferma: se dall’inizio della crisi (2008) al 2015 i ricavi netti degli istituti di credito italiani da operazioni di prestito sono diminuiti di 13 miliardi (-25,3 per cento), per contro l’incasso ascrivibile alle commissioni nette è aumentato di 4,9 miliardi (+ 20 per cento) e quello relativo alla voce altri ricavi netti (costituito prevalentemente da attività assicurative o di negoziazione di titoli, valute e strumenti di capitale) è salito di 11 miliardi (+ 556,5 per cento).

La situazione appare incontrollabile e invece ci sono alcuni strumenti nelle mani del correntista per scegliere il conto corrente meno costoso. In primis il comparatore ConfrontaConti.it che con pochi click individua l'offerta presente sul mercato più adatta e conveniente alle esigenze del cliente e poi l'ISC, ossia l'Indicatore Sintetico dei Costi. Si tratta di uno strumento che si trova nelle informative di tutti i conti correnti che misura il costo complessivo annuo di un conto corrente. Sembra che per il momento il segreto stia nell'essere disposti a cambiare banca, migrando verso quella che offre le condizioni migliori. Il tutto è agevolato dalle norme sulla portabilità dei depositi, che consente ai risparmiatori di aprire un nuovo conto e chiuderne uno vecchio in un tempo massimo di appena12 giorni. 

Facendo una simulazione su ConfrontaConti.it, scopriamo ad esempio che al 3 ottobre 2016 i conti correnti meno costosi per un quarantenne milanese che versa 10.000 euro e che ha una bassa intensità d'utilizzo del conto (20 operazioni l'anno) prevalentemente online, è offerto da Bancadinamica con interessi netti di 74 euro e tasso a regime 1% lordo. 

Questi invece i conti corrente più convenienti di settembre.

In ogni caso bisogna rassicurare coloro che temono i tassi negativi, spiegando che i risparmi fermi in banca non sono un costo, specialmente alla luce della volatilità dei mercati finanziari e ai bassi rendimenti dei titoli di Stato.

A cura di: Cristina Fortarezzo D'Amicis

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