Come difendere i propri risparmi dall'inflazione
Sarebbe sbagliato abbassare la guardia. Negli ultimi mesi l'inflazione ha rallentato decisamente il passo, ma il rischio di una nuova impennata non è del tutto scongiurato. Il che suggerisce grande attenzione nell'allocazione dei risparmi accumulati nel tempo.

Il rallentamento registrato dall’inflazione negli ultimi mesi potrebbe spingere ad abbassare la guardia, ma i rischi restano elevati. Difendere il valore reale dei risparmi accumulati è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di vita familiare e personale. Ecco come farlo senza esporsi a rischi eccessivi.
L’impatto del carovita sulle finanze degli italiani
Secondo lo studio “La ricchezza dei principali settori istituzionali”, realizzato da Istat e Banca d’Italia, alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 10.421 miliardi di euro, un valore in calo del 12,5% rispetto a un anno prima e dell’1,7% in termini nominali.
Lo studio segnala che la ricchezza netta è scesa anche in rapporto al reddito disponibile, da 8,7 a 8,1, “raggiungendo il livello più basso nel periodo di indagine della presente pubblicazione (2005-2022, ndr)”.
Va considerato che la ricchezza netta è data dalla differenza tra la ricchezza lorda (attività finanziarie e non finanziarie) e le passività finanziarie. Inoltre viene misurata come somma delle attività non finanziarie (abitazioni, terreni e così via) e delle attività finanziarie (depositi, titoli, azioni e così via) al netto delle passività (come prestiti a breve termine, a medio e lungo termine).
La spinta dell’immobiliare
L’incremento delle attività non finanziarie (+2,1% a fine 2022 rispetto a dodici mesi prima) ha riflesso soprattutto quello del valore delle abitazioni, che ha registrato il più elevato tasso di crescita dal 2009. Dati che evidenziano la grande resilienza del mattone rispetto al contesto generale. Del resto, diverse indagini degli ultimi mesi hanno rilevato che molti italiani hanno reagito all’iperinflazione destinando una parte importante del patrimonio accumulato negli anni agli acquisti immobiliari. Così non solo hanno tenuto i prezzi, ma vi è stato un bilanciamento anche sul fronte delle compravendite, calate di poco più del 10% a fronte del -40% messo a segno dai mutui.
Sta di fatto che il peso dell’immobiliare è ormai vicino alla metà della ricchezza lorda, avendo raggiunto il 46,3%. Le attività finanziarie si sono contratte del 5,2%, principalmente per effetto della riduzione del valore delle azioni e degli strumenti del risparmio gestito. Dopo circa un decennio sono tornati a crescere i titoli di debito detenuti dalle famiglie, in buona parte emessi dalle amministrazioni pubbliche, mentre l'aumento dei depositi è stato contenuto, dopo il forte accumulo osservato nel triennio precedente. La crescita delle passività finanziarie (+2,8%) è riconducibile soprattutto alla componente dei prestiti.
I BTp tornano con forza nei portafogli
Dopo circa un decennio tornano a crescere i titoli di debito detenuti dalle famiglie, +9,4% nel 2022, raggiungendo un valore complessivo di 253 miliardi di euro. Una tendenza che non sorprende, considerato che il rialzo dei tassi ufficiali da parte della Bce ha riportato i rendimenti dei BTp su livelli che non si vedevano da molti anni. Di fronte all’affidabilità dei titoli emessi da uno Stato sovrano come l’Italia, tanti risparmiatori si sono esposti fortemente in questa direzione.
Specularmente ha perso appeal il mercato azionario, in calo dopo tre anni di crescita. A questo proposito viene da fare una riflessione: il 2022 era stato un anno fortemente negativo per l’equity (come anche per i bond) e questo può aver accelerato la corsa a ridurre l’esposizione in questa direzione. Sarebbe curioso capire (e lo si potrà capire solo quando saranno disponibili i dati del 2023) se poi le posizioni su questa asset class siano state ricostituite, cosa che comunque appare difficile considerato che la stragrande maggioranza delle famiglie non agisce con finalità speculative. Dunque in tanti potrebbero aver perso il rialzo dei titoli azionari che ha caratterizzato l’intero 2023. Con la tendenza al rialzo che, pur su ritmi più contenuti, sta caratterizzando anche questo inizio di 2024.
L’alternativa dei conti deposito
Al di là delle valutazioni sulla validità delle scelte di asset allocation, che inevitabilmente si possono fare solo a posteriori, resta il fatto che la regola aurea di qualsiasi investimento orientato al medio-lungo periodo è la diversificazione. In quest’ottica, un’opportunità da affiancare ai titoli di Stato è costituita dai conti deposito, che possono essere attivati a patto di avere un conto corrente di appoggio.
Il conto deposito può essere di due tipi: libero, con la possibilità prelevare o versare denaro senza alcuna limitazione di tempo e di importo; vincolato, con l’impegno a non toccare la somma investita per un arco di tempo che di solito può andare da dodici a sessanta mesi (anche se di recente sono apparse sul mercato soluzioni che arrivano a dieci anni e anche oltre). Per questa ragione il conto vincolato offre rendimenti maggiori rispetto a quello libero. In alcuni casi gli interessi maturano periodicamente, mentre altre offerte prevedono la corresponsione in un’unica soluzione alla fine del periodo d’investimento.
Uno sguardo alle offerte presenti su ConfrontaConti.it fa emergere la presenza di offerte fino al 4,5% annuo, somma sensibilmente superiore al tasso di inflazione registrato negli ultimi mesi.
Ricordando che i conti deposito sono soggetti all’aliquota fiscale del 26%, che è quella ordinaria, alla quale si sottraggono solo i titoli di Stato (e strumenti equiparati), che invece godono dell’aliquota agevolata al 12,5%.
Quanto alle tutele, il Fondo di tutela dei depositi garantisce i depositanti fino a 100 mila euro, ma potrebbero volerci diverse settimane per ottenere il dovuto.