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Conto corrente cointestato: cos’è, come funziona, pro e contro

Il conto cointestato comporta che ciascun titolare abbia uguali diritti sulle somme depositate. Il decesso di uno dei coniugi titolare di un conto corrente cointestato deve essere comunicato subito alla banca, perché la quota del defunto verrà congelata e seguirà il corso della successione.

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Cosa comporta cointestare un conto corrente?

Si parla di conto corrente cointestato quando i titolari sono due o più persone, fisiche o giuridiche. Tutti i cointestatari godono degli stessi diritti nella gestione del conto.

Il principale vantaggio della cointestazione è di natura economica: le tasse del conto, le imposte, il canone e ogni altra spesa vengono corrisposti una sola volta, per un solo contratto aperto.

Cos'è il conto corrente cointestato?

Un conto corrente cointestato può essere una soluzione ideale per gestire insieme entrate e spese familiari (ad esempio moglie e marito che fanno fronte alle spese attingendo da un salvadanaio comune), per necessità (ad esempio l’anziano genitore che delega le operazioni bancarie al figlio), oppure al fine di donare all’altro intestatario metà della giacenza (è il caso in cui le somme in giacenza appartengono a uno solo dei cointestatari). In quest’ultimo caso, si parla di donazione indiretta, che è più agile rispetto alla classica donazione, perché non richiede la forma dell’atto pubblico.

La cointestazione del conto è un rapporto bancario dove, due o più persone fisiche o giuridiche, sono intestatarie di un unico conto corrente, esercitando diritti ed effettuando operazioni ad esso collegate.

A regolare questa tipologia di contratto tra la banca e i titolari del conto è l’art. 1854 c.c. che dice: "nel caso in cui il conto sia intestato a più persone, con facoltà per le medesime di compiere operazioni anche separatamente, gli intestatari sono considerati creditori o debitori in solido dei saldi del conto".

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Quali sono le tipologie di conto corrente cointestato disponibili?

Il conto corrente può essere intestato a due o più titolari, anche senza vincoli di parentela, secondo due formule principali:

  • contratto a firma congiunta: le persone intestatarie del conto devono adempiere alle varie operazioni congiuntamente, quindi compiere ogni operazione con il consenso e la firma di ognuno;
  • contratto a firma disgiunta: le persone hanno la facoltà di agire separatamente, ciascuna senza il consenso e quindi la firma dell’altra.

Esiste anche la forma mista, dove entrambi i titolari possono effettuare operazioni fino a un certo importo stabilito nel contratto, dopo sarà necessario il consenso di entrambi.

Cosa comporta avere un conto cointestato?

Il conto cointestato comporta che ciascun cointestatario abbia uguali diritti sulle somme depositate e sia titolare di una quota uguale a quella degli altri: se i titolari ad esempio sono due, ognuno di loro avrà il 50% dei soldi depositati sul conto.

Le operazioni consentite su un conto corrente cointestato sono identiche a quelle di un classico conto: ricevere versamenti, accreditare lo stipendio, effettuare prelievi e bonifici, domiciliare le utenze e qualsiasi altra operazione che si è abituati ad effettuare normalmente con un conto corrente.

Il primo vantaggio della cointestazione è pagare un unico conto: le tasse del conto, le imposte, il canone e ogni altra spesa si corrisponde una sola volta, per un solo contratto aperto.

Come aprire un conto cointestato?

L’apertura di un conto cointestato è analoga a quella di un conto semplice, salvo prevedere la partecipazione dei soggetti cointestatari del conto in ogni fase della sottoscrizione.

Ogni intestatario dovrà presentare alla banca un documento d’identità e il codice fiscale, quindi depositare la propria firma in originale.

La modalità di apertura dipende dalla natura del conto, se tradizionale oppure online: in quest’ultimo caso, si procederà con il caricamento dei documenti richiesti e l’utilizzo della firma digitale disposta dall’istituto di credito.

Riguardo alla spesa, non sono previsti costi aggiuntivi per l’apertura di un conto cointestato rispetto a uno nominale.

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Chi può prelevare da un conto corrente cointestato?

Il vincolo a prelevare in autonomia le somme di un conto corrente cointestato deriva dalla tipologia del conto. Si fa infatti ancora una distinzione a seconda che il conto abbia o meno limitazioni contrattuali, nello specifico:

  • se il conto è a firme congiunte, i titolari dovranno accordarsi su ogni operazione effettuata sul conto, perché sarà sempre necessaria l’autorizzazione e la firma di entrambi. In alternativa, uno dei titolari dovrà firmare una procura dove si dichiara che l’altro ha diritto a prelevare le somme e operare autonomamente;
  • se il conto è a firme disgiunte, la legge impone a ciascun titolare di non prelevare una somma superiore alla quota spettante, stabilita al momento della cointestazione. Se non stabilito diversamente all’interno del contratto, le somme vanno ripartire in parti eque, quindi se i titolari sono due si presume che ciascuno potrà prelevare il suo 50%, se suddiviso in tre ciascuno potrà disporre del suo 33,3%. Tuttavia, la responsabilità di questa suddivisione non ricade sulla banca, che non potrà opporsi qualora uno dei titolari dovesse prelevare l’intera somma in giacenza sul conto cointestato.

Quanti soldi si possono prelevare da un conto cointestato?

Come riportato sopra, la banca non ha alcuna responsabilità sulla quota prelevata da uno degli intestatari del conto, visto che è debitrice per l’intera somma depositata nei confronti di ciascuno di loro. Nel caso dunque si verifichi che uno di loro prelevi l’intera giacenza del conto, l’altro o gli altri non potranno rivalersi sulla banca, ma direttamente sull’altro o sugli altri cointestatari.

Allo stesso modo, essendo i cointestatari solidali attivi e passivi nei confronti dell’istituto di credito, se il conto dovesse andare in rosso ciascuno di loro risponderà per l’intera somma depositata sul conto.

Come si divide un conto corrente cointestato?

Nel caso si decidesse di dividere le somme contenute sul conto corrente, in genere si calcola la quota in percentuale spettante a ciascuno.

L’esempio più comune è il divorzio o la separazione della coppia, per cui le somme vanno divise al 50%, salvo che una delle parti non dimostri di aver alimentato il conto in via esclusiva, con i proventi del suo lavoro o con una sua eredità e allora il giudice potrebbe attribuirle al suo proprietario e decidere di non suddividere il conto in maniera equa.

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Pignoramento conto corrente cointestato: cosa implica e cosa fare

Un conto corrente cointestato può essere pignorato esattamente come un conto corrente ordinario. La legge stabilisce infatti la pignorabilità dei beni indivisi anche quando non tutti i comproprietari sono obbligati verso il creditore.

Secondo l’articolo 599, comma 1 c.p.c., quando il conto corrente fosse cointestato al debitore, unitamente a altra persona estranea alla procedura esecutiva, il creditore può ugualmente procedere al pignoramento del conto. C’è poi la questione fondamentale della parte di conto che può essere sottoposta a pignoramento in un conto corrente cointestato: non l’intero ammontare delle somme depositate sul conto corrente, ma soltanto la quota del credito spettante al debitore.

La Banca è infatti "autorizzata a vincolare il saldo attivo fino alla concorrenza dell’intero importo pignorato, senza tenere conto delle quote presuntive di spettanza, senza l’obbligo di verificare la provenienza delle somme e di risolvere i problemi relativi ai limiti di pignorabilità del credito spettante al debitore esecutato".

Tornare a disporre delle somme dopo il pignoramento può essere più o meno impegnativo, a seconda delle ragioni dell’espropriazione forzata sul conto. Nei casi più semplici, basterà presentare una documentazione adeguata presso la banca oppure disporre l’emissione di un decreto giudiziale, che potrà richiedere anche mesi di tempo.

Cosa succede al conto corrente se dovessi divorziare?

In caso di separazione o divorzio tra due cointestatari di un conto, la legge dice che ciascun intestatario può recedere dal contratto di conto in qualunque momento. Sarà sufficiente comunicare alla banca, via raccomandata con ricevuta di ritorno o PEC (posta elettronica certificata), la propria volontà. In questo modo si elimina il proprio nome dai cointestatari titolari del conto e qualsiasi obbligo che grava sul rapporto creditizio, senza che l’altro o gli altri cointestatari debbano chiudere il conto.

Di fatto, lo scioglimento del rapporto bancario tra le due parti può essere più complesso qualora si fosse in contrasto sulla provenienza delle somme disponibili sul conto. Nonostante si presuma sempre la proprietà del denaro in parti uguali tra i due titolari del conto, uno dei coniugi può contestare questo assunto, dimostrando di essere l’esclusivo proprietario delle somme, in quanto ha contribuito ad alimentare il conto in misura maggiore alla sua metà.

Sarà più semplice dimostrarlo e ottenere le proprie somme se la coppia si trovasse in regime di separazione dei beni e avesse tenuto traccia delle contribuzioni personali. In caso di conto corrente cointestato a firma disgiunta, le parti potranno disporre liberamente delle somme senza il consenso del cointestatario, necessario invece qualora il conto prevedesse la firma congiunta per disporre di tutte le operazioni.

Inoltre, varranno due princìpi:

  • la comunione, che presume la suddivisione delle quote nella misura del 50%, salvo prova contraria;
  • la solidarietà, che scatta nel momento in cui uno dei coniugi dovesse prelevare oltre la metà che gli spetta. In questo caso, l’altro non può agire contro la banca; al contrario, se il conto è in rosso la banca può pretendere il pagamento del debito da entrambi i cointestatari del conto.
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Cosa accade in caso di conto corrente cointestato se muore una delle parti?

Nel caso in cui il conto abbia due o più intestatari e si verifichi il decesso di uno di loro, il conto corrente seguirà un iter diverso, a seconda che si tratti di un conto a firma congiunta o disgiunta. In particolare:

  • se a firma congiunta, in seguito alla morte di uno dei titolari verranno congelate sia le somme del defunto che quelle dei titolari superstiti, perché dovranno essere individuati gli eredi e le quote spettanti;
  • se a firma disgiunta, i titolari superstiti potranno eseguire tutte le operazioni necessarie, ma entro i limiti delle quote a loro spettanti.

Quando muore un coniuge il conto corrente viene bloccato?

Il decesso di uno dei coniugi titolare di un conto corrente cointestato deve essere comunicato tempestivamente alla banca, perché la quota del defunto verrà congelata e seguirà il corso della successione, che avvierà l’iter di trasferimento delle quote del conto a favore degli aventi diritto.

Gli eredi, se parenti in linea retta (coniuge e figli), non dovranno dare avvio alla successione, qualora il patrimonio complessivo del defunto sia entro i 100.000 euro.

La procedura di divisione delle somme segue poi un corso differente a seconda che il conto sia a firma congiunta o disgiunta. Nel primo caso, la banca congelerà il conto perché dovrà aspettare che sia riconosciuta la successione ereditaria che stabilisce a chi andrà l’eredità della quota del defunto. Nel secondo, basterà consegnare la dichiarazione di successione perché la banca proceda alla divisione immediata che permetterà al titolare superstite di disporre del suo 50%.

Si può cointestare un conto bancario già aperto?

È possibile trasformare un conto esistente da nominativo a cointestato: chiunque abbia diritto ad aprire un conto, può diventare cointestatario. Per farlo basta recarsi nella banca presso cui è stato aperto il conto insieme al nuovo cointestatario e presentare la stessa documentazione che si è fornita in occasione dell’apertura originaria del conto, per entrambi i contitolari.

In caso di conto online, si potrà risolvere tutto in maniera più veloce e inviare da casa i documenti, servendosi della firma digitale per firmare le varie fasi del contratto.

Non è invece consentito passare da un conto cointestato a uno ordinario, con solo un titolare e qualora si volesse modificare la cointestazione sarà necessario chiudere il rapporto. In questo caso il conto corrente cointestato deve essere obbligatoriamente chiuso.

Non è neanche consentito cambiare l’intestazione del conto cointestato, ad esempio facendo subentrare un nuovo familiare, ma il rapporto dovrà essere estinto con il consenso di tutti gli intestatari.

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Dove conviene aprire un conto corrente cointestato?

Oggi è possibile aprire un conto corrente cointestato comodamente da casa, tramite un pc, uno smartphone o un tablet. Le banche online propongono infatti numerose offerte, consentendo ai nuovi clienti di aprire anche un conto a zero spese. Per scegliere il prodotto più adatto alle proprie esigenze è possibile fare affidamento sul comparatore gratuito di ConfrontaConti.it che consente di confrontare velocemente e senza costi i conti correnti dei principali istituti di credito partner. La scelta del conto va fatta in base alle necessità e alle abitudini d’uso dei futuri cointestatari.

Come chiudere un conto corrente cointestato?

Se il conto corrente è cointestato a firme disgiunte basta anche solo la firma di uno dei titolari del conto per procedere all’estinzione. Se invece la cointestazione è a firme congiunte sarà necessaria la firma di tutti i cointestatari per procedere alla chiusura del conto.

Quali sono i rischi di un conto corrente cointestato?

Il conto corrente cointestato comporta che ciascun cointestatario abbia uguali diritti sulle somme depositate e sia titolare di una quota uguale a quella degli altri: se i titolari ad esempio sono due, ognuno di loro avrà il 50% dei soldi depositati sul conto. Allo stesso tempo ogni correntista è responsabile dei debiti contratti dall’altro.

Se, dunque, uno dei cointestatari avesse una situazione debitoria in corso, i creditori potrebbero arrivare a pignorare metà del conto. Può anche accadere che uno dei titolari spenda o prelevi una somma elevata o anche l’intero capitale e che la banca non si opponga. Ecco perché, per evitare di incorrere in simili situazioni, è più opportuno scegliere un conto a firma congiunta che prevede che per ogni operazione venga richiesto il consenso di ciascun cointestatario. A differenza, infatti, di un conto corrente a firma disgiunta, quello a firma congiunta implica un maggiore controllo da parte della banca.

Anche per un conto corrente cointestato, inoltre, uno dei principali pericoli è poi rappresentato dalla sottrazione fraudolenta del capitale. Ciò accade con una maggiore probabilità se il conto è associato a strumenti di pagamento, come le carte di debito o le carte di credito. Se infine sul conto cointestato non c’è liquidità sufficiente per far fronte agli addebiti si può andare incontro alla segnalazione alla Centrale d’allarme interbancaria.

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Ultimo aggiornamento dicembre 2024

A cura di: Tiziana Casciaro

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