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Cos'è l'imposta di bollo sul conto e come si calcola?

L'imposta di bollo è un tributo che lo Stato impone sui documenti, sulle rendicontazioni e i registri per sostenere la spesa pubblica. La legge prevede che le rendicontazioni bancarie, come gli estratti dei conti correnti e dei conti deposito, rientrino tra gli atti soggetti all'imposta.

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Calcolo dell'imposta di bollo

L’imposta di bollo è stata istituita con il DPR n. 642 del 1972 e consiste in un prelievo patrimoniale determinato per legge a carico del contribuente in favore dallo Stato, con la finalità di sostenere la spesa pubblica. È applicabile agli atti, ai documenti e ai registri.

Cos'è l'imposta di bollo sul conto?

Per quanto riguarda i rapporti bancari il DPR 642, disciplina l’applicazione del bollo a tutti i contratti relativi alle operazioni e servizi bancari, finanziari, di pagamento, ai contratti di credito al consumo, così come previsti nel Testo Unico Bancario, parimenti per i contratti relativi ai servizi di investimento a cura delle Società di Investimento Immobiliare o SIM, alle SGR ed alle società fiduciarie. Rientrano quindi in questo ambito i conti correnti o di deposito, trattandosi di rapporti bancari continuativi, assimilabili ad un registro nel quale vengono riportate le movimentazioni della valuta in entrata e in uscita, o per i depositi, le operazioni di investimento del risparmio. Tuttavia, è bene precisare che nel caso dei conti correnti e di deposito la tassa di bollo viene applicata in maniera diversa perché sono diversi i presupposti e le funzioni per i quali sono stati creati. La differenza è sintetizzabile in:

  • Conto corrente: è caratterizzato dallo svolgimento di un servizio di cassa da parte della banca. L’istituto si obbliga da una parte ad incassare, con versamenti in contanti, bonifici, effetti o rimesse le entrate del correntista e, dall’altra a pagare con strumenti elettronici, prelievi di contanti, assegni e bonifici le somme a disposizione sul conto, sulla base degli ordini impartiti dal cliente;
  • Conto deposito: assolve l’esigenza del consumatore di ottenere sulle somme presenti in giacenza un rendimento maggiore, rispetto a quello praticato sul conto corrente. Se poi il consumatore ha la possibilità di rinunciare alla loro disponibilità, per un certo periodo di tempo, potrà vincolare le somme per ottenere un tasso di interesse ancora più elevato.

L’imposta di bollo sui depositi

I conti a deposito e i libretti di risparmio, avendo un riscontro delle movimentazioni relativamente alle somme depositate, agli interessi maturati e agli eventuali prelievi, sono soggetti alla imposta di bollo, nella misura in cui si vincolano delle somme a un determinato periodo.

La regolamentazione sul calcolo del bollo è prevista nell’art. 13, comma 2-ter, della Tariffa, Parte I, allegata al d.P.R. 26/10/1972, n. 642, dove si dispone che il calcolo dell’imposta venga effettuato nella misura del 0,20% sulle giacenze vincolate, ossia sulle somme per le quali il consumatore rinuncia alla loro disponibilità, in cambio di una remunerazione, rappresentata dal tasso di interesse concordato per un periodo stabilito. La rendicontazione si considera inviata almeno una volta all’anno anche quando non sussiste l’obbligo di invio o di redazione. L’imposta da bollo è comunque dovuta una volta all’anno o alla chiusura del rapporto. Se le comunicazioni sono inviate periodicamente nel corso dell’anno, l’imposta di bollo dovuta è rapportata al periodo rendicontato.

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L’imposta di bollo sui conti correnti

Il presupposto dell’applicazione dell’imposta di bollo sui conti correnti è legato all’emissione della documentazione relativa agli estratti conto periodici, che possono avere cadenza di inoltro mensile, trimestrale, semestrale o annuale. L’estratto del conto corrente o il rendiconto si considerano in ogni caso inviati almeno una volta all’anno anche quando non sussiste l’obbligo di invio o di redazione. Se gli estratti conto sono inviati periodicamente nel corso dell'anno, l'imposta di bollo dovuta è rapportata al periodo rendicontato. Il calcolo dell’imposta non viene effettuato, in quanto ha un valore fisso in euro 34,20. Se il cliente è persona fisica, l'imposta di bollo del conto corrente è dovuta quando il valore medio di giacenza annuo risultante dagli estratti e dai libretti è complessivamente superiore a 5.000 euro.

L’imposta di bollo a quali atti si applica?

Nel nostro sistema giuridico la produzione di documenti emanati dalla pubblica amministrazione, o da questa ricevuti per elaborare un processo amministrativo, è un fenomeno importante che assorbe ingenti risorse economiche, scopo per la quale è stato creato il tributo: finanziare il funzionamento dello Stato. L’applicazione della norma è vastissima e ogni documento alla quale viene imposta dev’essere rigorosamente indicato dalla legge; con apposite tabelle in appendice al DPR 642/72, sono stati previsti tutti i documenti sui quali grava l'imposta di bollo e il suo ammontare, tra questi i più comuni e ricorrenti sono per i settori:

  • immobiliare: gli atti di compravendita delle abitazioni rogati dai Notai e le loro copie, certificati di successione, estratti catastali;
  • societario: gli atti di costituzione delle società e le relative iscrizioni nei registri delle imprese, le domande di registrazione dei brevetti, i contratti per le utenze di servizi di pubblica utilità;
  • amministrativo: le istanze, petizioni e ricorsi diretti a uffici Statali Regionali e pubblici in genere, copie conformi di atti pubblici;
  • bancario: cambiali e vaglia cambiari, note di pegno, titoli di credito trasferibili, assegni bancari, assegni circolari, estratti conti, libretti a deposito, conto titoli.

Ultimo aggiornamento gennaio 2023

A cura di: Carlo Unali

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