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Fido bancario: vantaggi e svantaggi

23/09/2015
Fido bancario: vantaggi e svantaggi

Restare con il conto in rosso è, come ben sappiamo, un’eventualità non piacevole, soprattutto perché implica interessi extra da pagare alla banca. Esistono tuttavia soluzioni, spesso poco conosciute, che permettono di risolvere questa situazione e, per certi versi, trasformarla in un’opportunità.

Stiamo parlando del così detto fido bancario, una particolare forma di finanziamento che può essere considerata, per funzionamento, un’alternativa al prestito personale. Si tratta di una specifica soluzione di credito richiedibile dai titolari di un conto corrente, sia come persone fisiche sia come persone giuridiche.

Il funzionamento è semplice: in pratica attraverso un fido bancario è possibile prelevare denaro dal  proprio conto anche se il saldo è negativo, nei limiti dell’importo pattuito con il proprio istituto di credito. Ovviamente, oltre all’importo, la banca stabilisce il piano di rientro delle rate e le tempistiche entro cui saldare il debito.

Oltre al meccanismo anche la richiesta è una procedura alquanto rapida, a patto di rispettare i requisiti richiesti dalla banca. La domanda può essere presentata in filiale, compilando un apposito documento che verrà poi esaminato dall’istituto. I criteri di valutazione della richiesta sono pressoché analoghi a quelli dei prestiti tradizionali: la banca controlla se il richiedente non rientra tra i “cattivi pagatori” segnalati nelle centrali di rischio e se soddisfa i requisiti economici a livello di entrate e bilancio mensile.

A questo proposito consigliamo sempre, prima di procedere alla richiesta, di verificare che non ci siano debiti pendenti segnalati nelle banche dati, anche erroneamente, per evitare perdite di tempo e, soprattutto, il blocco delle richieste per sei mesi.

Va anche detto che occorre valutare attentamente la convenienza di questo tipo di finanziamento rispetto agli altri disponibili. Vediamo dunque quali sono i costi aggiuntivi legati a un fido bancario.

Il più rilevante è la tassa denominata 'Commissione di disponibilità fondi': si tratta di un’aliquota che viene applicata sull’intero ammontare dell’importo richiesto. A seconda della somma concordata, si pagherà trimestralmente una percentuale fissa.

A questa imposta vanno aggiunte altre voci, quali tasso applicato, commissione di massimo scoperto, spese di tenuta/chiusura conto, spese per operazione, per estratto conto e per revisione fidi, oltre a costi indiretti quali ad esempio i giorni valuta assegni.

Si tratta dunque di una soluzione utile in caso di carenza transitoria di liquidità, specialmente in relazione alla gestione aziendale. E’ comunque preferibile, dati i costi da sostenere, evitare di avere il conto in rosso.

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A cura di: Alessia De Falco

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