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Osservatorio conti deposito: cresce la fascia dell’importo medio

Pubblicato il 11/09/2019

Aggiornato il 07/10/2019

Osservatorio conti deposito: cresce la fascia dell’importo medio

La fotografia del mercato dei conti deposito in questi primi mesi del 2019 è cambiata radicalmente. La scena, rispetto alla fine dello scorso anno, è dominata infatti dai conti deposito il cui importo è compreso tra 15.001 e 20mila euro, con una quota di richieste che nelle rilevazioni semestrali (al 31 agosto) è oggi pari del 46,4% del totale. Una percentuale che si confronta con la relativa stabilità che ha contraddistinto questo ‘segmento’ dal 2010 (con un’oscillazione sempre vicina alla media dell’8,6%), perché proviene da una significativa accelerazione iniziata dal secondo semestre dello scorso anno (20,4%) e proseguita in gennaio-giugno di quest’anno (35,8%). È quanto emerge dal recente Osservatorio conti deposito di ConfrontaConti.it, le cui tabelle mostrano come, contestualmente, si siano ridotte tutte le altre fasce d’importo, da quelle più basse a quelle più alte. 

In particolare l’aggregato di queste ultime, ovvero quelle con importi compresi tra 20.001 a oltre 50mila euro, sino a metà del 2018 hanno sempre rappresentato una quota saldamente sopra la soglia del 50% del totale. Invece, nel semestre a tutto agosto 2019, erano nell’ordine scivolate nell’ordine al 7,7% (dall’8,7% del periodo gennaio-giugno) quelle inferiori ai 5mila euro, al 9,7% (dal 12,7%) quelle tra 5.001 e 10mila euro, all’1,7% (dal 2%) quelle tra 10.001 e 15mila euro, al 13,3% (dal 16,5%) quelle tra 20.001 e 50mila euro e al 21,2% (dal 24,4%) quelle sopra la soglia dei 50mila euro. 

I vincolati correggono, ma restano la maggioranza

Nella scelta della forma del proprio conto gli italiani continuano a preferire i depositi vincolati, anche se nei sei mesi (dati ad agosto) la quota relativa di questa categoria è scivolata al 66,7% del totale dall’84,1% registrata in gennaio-giugno. Spesso, negli anni più recenti, la disaffezione degli investitori per i conti vincolati ha caratterizzato per fattori stagionali (e per le scadenze tecnico-fiscali) la seconda parte dell’anno. Sul loro ‘riserbo’ visto quest’anno ha comunque contribuito tutta una serie di fattori che ha spinto i risparmiatori ad avere più liquidità a disposizione: dai dubbi sull’economia nazionale e globale alla crisi di Governo, alle incertezze sui profitti (alla luce della loro volatilità) attesi dagli investimenti fatti sui mercati finanziari. Di riflesso, la quota dei conti non vincolati è tornata a salire per il secondo semestre consecutivo, più che doppiando la percentuale: al 33,3% nei sei mesi ad agosto dal 15,9% registrato in gennaio-giugno. Quota che si contrappone al 10,9% della seconda metà del 2018, che era anche il livello più basso dalla fine del 2013 (5,6% allora). 

Si riduce la durata dell’investimento

C’è dunque una stretta relazione tra meno conti vincolati e durata d’investimento più breve. Nel semestre ad agosto, per la prima volta dalla fine del 2015, la quota relativa agli investimenti con una durata di 7-12 mesi ha superato la fatidica soglia del 50%, piazzandosi al 56,2% del totale (dal 47,5% dei primi sei mesi del 2019): si tratta della percentuale più alta dalla prima parte del 2013. Guardando la tabella dell’analisi per durata d’investimento emerge che tutte le altre fasce sono arretrate: in particolare quella compresa tra 13 e 24 mesi, scesa al 15,4%, ovvero ai minimi assoluti del periodo preso in esame (fine 2010). I conti deposito, che offrono un rendimento maggiore (soprattutto per quelli vincolati) e deciso a monte, ovvero quando si stipula il contratto con la banca, restano lo strumento preferito dagli investitori maturi che, secondo l’Osservatorio, nel semestre ad agosto rappresentavano una quota del 40,4% del totale (38,3% in gennaio-giugno). Subito dietro ci sono i 41-55enni (al 37,6% dal 36,2%) e i 26-40enni (al 20,7% dal 22,8%).  

Rendimenti restano più elevati di Bot e inflazione

Per quanto riguarda i tassi d’interesse sui conti depositi, questi continuano a ‘pagare’ più degli altri strumenti d’investimento: il rendimento netto dei vincolati è di poco superiore all’1%, mentre il saggio netto dei Bot annuali è praticamente sulla soglia dello zero e l’inflazione annua gira attorno allo 0,5%. 

A cura di: Maria Cristina Pintor

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