POS, parte l’obbligo per commercianti e professionisti
Si torna a parlare dell’obbligo di dotazione dei POS da parte degli esercenti, notizia alimentata dalla conferma per il prossimo 30 settembre di sanzioni fino a 30 euro per ogni pagamento smart non accettato, quando la norma prevista dalla legge di Stabilità 2016 e la sua applicazione sarebbero già dovute partire dal primo febbraio dello scorso anno. Ne abbiamo parlato anche in "L’Italia dei pagamenti evoluti, tra ritardi digitali e innovazione", dove abbiamo riportato che lo scorso anno sono state registrate oltre 140 milioni di operazioni contactless, per un valore di oltre 7 miliardi.
Le penalità per chi accetta solo il contante sono una misura necessaria secondo l’Esecutivo non solo per fare in modo che i consumatori possano utilizzare quando e come credono i pagamenti elettronici, ma anche come soluzione contro l’evasione fiscale, in quanto aumenteranno i pagamenti tracciabili.
Il provvedimento dovrebbe essere contenuto nel decreto legislativo di attuazione della direttiva PSD2 – trasmesso dal Governo alle commissioni parlamentari per i pareri – che riduce le commissioni interbancarie allo 0,3% sulle carte di credito e allo 0,2% su quelle di debito (ad esempio il bancomat).
Tra i soggetti interessati alla nuova norma non ci sono solo i commercianti ma anche i professionisti dell’area economico-legale, quali avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, notai, e dell’area tecnica, quindi architetti, ingegneri e geometri, medici e dentisti.
Nessuna esenzione sarà prevista in base al fatturato, un’opzione che era stata valutata dal primo decreto attuativo della norma. Allo stesso tempo si potrebbe profilare un’esclusione per i professionisti associati, che fatturano al titolare o ai titolari e non hanno un rapporto professionale diretto per la clientela, e per tabaccai e benzinai, in virtù del fatto che incassano imposte e le riversano all’Erario.
Le sanzioni potrebbero non essere la sola via per incentivare l’accettazione della moneta di plastica. Il Governo potrebbe decidere di agevolare i commercianti e i professionisti introducendo un credito d’imposta per le spese di acquisto e mantenimento del terminale POS. Allo studio anche benefici per i consumatori, con la previsione di possibili detrazioni per coloro che eviteranno di utilizzare il cash.
Nel 2016 in Italia il numero dei terminali POS ha superato quota 2 milioni, quasi 235mila apparecchi in più rispetto all’anno precedente. Tuttavia il suo utilizzo medio resta ancora limitato se rapportato rispetto agli altri partner europei, visto che la Banca d’Italia ha calcolato 1.200 operazioni con carte di credito o bancomat per ogni terminale. La cifra è ampiamente al di sotto rispetto ai primi tre paesi della graduatoria, vale a dire Paesi Bassi (16.062), Irlanda (9.734) ed Estonia (8.128), mentre peggio dell’Italia si piazza solo la Grecia (663), che si ferma però ad appena 219 mila apparecchi presenti sul suo territorio.
Le carte di pagamento rappresentano comunque il principale strumento impiegato in alternativa al contante. Le statistiche dicono che su 100 pagamenti a livello nazionale che non usano il cash, il 55% avviene attraverso carte di debito, di credito o prepagate. La percentuale è in aumento rispetto al 47% registrato nel 2006: marginale il ruolo degli assegni che sono passati dal 13% di 11 anni fa all’attuale 3%.
A far ricorso alla moneta alternativa sono in particolar modo le famiglie, che raggiungono il 75% nel centro Italia e il 73% nei territori del Nord. Più indietro l’utilizzo nelle regioni meridionali e nelle Isole, dove la percentuale si attesta al 68%.
Alla carta di pagamento è sempre meglio associare un conto corrente valutato tra quelli confrontabili sul portale di ConfrontaConti.it. Ipotizzando l’apertura di un conto esclusivamente online e con intensità di utilizzo media da parte di un quarantenne che dispone di un saldo medio di 5.000 euro, si scopre la convenienza di BancadinAmica che offre una soluzione a zero spese e interessi netti di 55,35 euro. Nessun costo viene applicato per l’imposta di bollo, il canone, le carte, i prelievi e i pagamenti. Un ulteriore vantaggio riguarda i prelievi Bancomat/VPay, che sono gratuiti in tutta Europa: il tasso a regime è dell’1% lordo ma coloro che effettuano la richiesta di apertura entro il 31 ottobre, lo attivano entro il 30 novembre e accreditano lo stipendio (o in alternativa la pensione o attivano un PAC di almeno 100 euro mensili entro il 31 ottobre), possono usufruire per i primi sei mesi di un rendimento lordo del 2%.