Calano i pagamenti puntuali e crescono i grandi ritardi
Secondo lo Studio Pagamenti di Cribis, nel primo trimestre di quest'anno la quota di pagamenti puntuali si è attestata al 44,7%, in leggero calo rispetto al 45,1% del trimestre precedente, mentre i ritardi significativi oltre i 90 giorni aumentano, passando dal 4,4% al 4,9%.

Nel primo trimestre del 2025, la situazione dei pagamenti in Italia ha evidenziato tendenze chiave che meritano attenzione, soprattutto con riferimento a mutui e dei prestiti. Secondo lo Studio Pagamenti di Cribis, la quota di pagamenti puntuali si attesta al 44,7%, in leggero calo rispetto al 45,1% del trimestre precedente, mentre i ritardi significativi oltre i 90 giorni aumentano, passando dal 4,4% al 4,9%. Questi dati indicano un contesto in cui la puntualità dei pagamenti resta sotto pressione proprio nel momento in cui l'accesso al credito e alla liquidità è fondamentale per famiglie e imprese.
Il profilo delle imprese: più ritardi tra le micro, più puntualità tra le grandi
Analizzando le dimensioni delle imprese coinvolte, emerge che sono proprio le microimprese quelle che mostrano una maggiore quota di pagamenti puntuali (45,7%) ma anche una maggiore incidenza di ritardi gravi oltre i 90 giorni (5,5%).
Le grandi imprese, al contrario, presentano percentuali più basse sia di pagamenti puntuali (20,9%) sia di ritardi oltre i 90 giorni (1,8%), fenomeno spiegabile anche con un diverso potere contrattuale nella definizione delle tempistiche di incasso e pagamento.
Divergenze territoriali marcate
Lo scenario geografico italiano conferma una forte divisione: il Nord Est è la zona più virtuosa con il 52,6% di pagamenti puntuali, seguito dal Nord Ovest (50,3%). Al centro Italia la puntualità scende al 40,9%, mentre le regioni del Sud e delle Isole si attestano al 33,8%, con livelli più alti di ritardi gravi (7,7%). In particolare, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna risultano le regioni più affidabili, mentre Sicilia e Calabria scontano le maggiori difficoltà con ritardi gravi oltre il 9%.
Dal punto di vista settoriale, i comparti più colpiti dai ritardi prolungati sono ristoranti e bar (8,1% di ritardi oltre 90 giorni), costruzioni (7,1%) e servizi per le persone (5,8%). Settori come le industrie chimiche, della carta e della gomma invece mantengono un basso tasso di ritardi gravi, attestandosi poco sopra il 2%.
Le ricadute su famiglie e imprese in cerca di credito
In un contesto economico caratterizzato da qualche tensione nella puntualità dei pagamenti e da un lieve aumento dei ritardi gravi, emerge con ancora maggiore forza l'importanza di una gestione attenta del credito e della liquidità. Per chi cerca un mutuo o un prestito, questo scenario impone una maggiore cautela nella valutazione dell'affidabilità finanziaria sia personale sia da parte delle imprese coinvolte.
Per le banche e gli istituti di credito, infatti, la crescita dei ritardi nei pagamenti tra le imprese e le famiglie può tradursi in un aumento del rischio creditizio, incidendo sulle condizioni di erogazione del credito, sui tassi applicati e sulla necessità di garanzie maggiori. Viceversa, una maggiore trasparenza e monitoraggio delle abitudini di pagamento possono contribuire a ridurre i rischi e facilitare offerte di mutui e finanziamenti più sostenibili.
Un quadro economico in evoluzione
Il contesto macroeconomico del 2025 in Italia presenta segnali di stabilità, ma anche sfide legate all'inflazione contenuta e alla gestione dei costi. La Banca d'Italia indica un'offerta moderata nei primi mesi dell'anno e segnali positivi nella crescita del Pil, nonostante i ritmi contenuti. In tale cornice, la riduzione dei tassi di interesse sui mutui sviluppatasi nell'ultimo periodo rappresenta una notizia positiva che si riflette su condizioni di credito più favorevoli per le famiglie.