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Abbandonare il cash: la Svezia lo sta facendo. E l’Italia?

07/12/2017
Abbandonare il cash: la Svezia lo sta facendo. E l’Italia?

Pagare un caffè, consumare un frugale pasto o acquistare un oggetto da una bancarella in strada: in Svezia, ognuna di queste operazioni non richiede una lira di soldi cash, ma si può tranquillamente risolvere con una carta di credito. Non solo, perché molti negozi hanno esposto il cartello “no cash” per dire che il contante non solo non è gradito, ma addirittura bandito.

Quello che sta accadendo in questo momento nel Paese tecnologicamente più evoluto, è un totale passaggio alla moneta digitale. Di fatto, la trasformazione è in atto già da almeno cinque anni, durante i quali gli svedesi hanno ridotto della metà l’uso di contante, abbattendo anche il tasso di evasione fiscale, che con una percentuale di pagamenti digitali così alti rischia di avvicinarsi allo zero. A giocare dalla parte di questa importante rivoluzione c’è una crescente fiducia del popolo svedese verso la fintech e le nuove forme digitali di pagamento, sentimento che invece costituisce una resistenza per molti altri popoli, tra i quali proprio l’Italia.

In quanto al nostro Paese, è di questi giorni l’approvazione al Parlamento di una legge che stabilisce come in futuro le retribuzioni non potranno più essere corrisposte in contanti o assegni bancari, ma  dovranno necessariamente passare attraverso un istituto di credito o un ufficio postale, pena sanzioni che possono arrivare a 50 mila euro.

Nel nostro articolo "Crescono i pagamenti elettronici, ma il contante vince" alla fine dello scorso anno riportavamo i dati di Bankitalia sul numero delle transazioni che avvenivano in contanti: l'83%, contro la media europea che si fermava al 65%, quasi 20 punti in meno. Nello stesso articolo scriviamo anche che le statistiche hanno rilevato per i primi tre mesi di quest’anno una crescita pari al 360% dei pagamenti contactless con 25 milioni di carte circolanti abilitate, dotate di tecnologia RFID (dall'inglese Radio-Frequency IDentification, in italiano identificazione a radiofrequenza), che a differenza delle carte tradizionali con banda magnetica o microchip, non richiedono l'inserimento fisico della carta nel lettore ma semplicemente l'avvicinamento al dispositivo di pagamento.

Nonostante tutto questo, oggi possiamo ancora dire che sono motivi di ordine culturale a frenare i pagamenti digitali, la diffidenza nei confronti della tecnologia e la sensazione di avere maggiormente il controllo delle spese se si paga in contanti. Eppure i pagamenti digitali sono l’unico mezzo con cui contrastare l’evasione fiscale, e quindi l’unica soluzione verso cui tendere per risolvere una delle questioni più gravi del nostro Paese.

Quello che è invece successo nel nostro mercato è che le banche, strette dalla competitività dei mercati, hanno visto i loro margini ridursi progressivamente e hanno reagito aumentando i costi dei conti e delle carte. Ancora i dati Bankitalia ci guidano a capire i numeri di questo fenomeno.

Nel 2016 la spesa di gestione di un conto corrente per gli italiani è salita da 76,5 euro a 77,6 euro, un aumento causato proprio dai maggiori canoni per le carte di credito e di debito e dalle maggiori commissioni pagate per le operazioni effettuate. La novità dell’ultima ricerca della Banca d’Italia sui costi dei conti correnti è che per la prima volta sono stati inclusi i conti online, mai considerati nelle precedenti rilevazioni : il costo medio di un conto online è stato valutato in 14,7 euro in media all’anno, decisamente più basso rispetto al costo di un conto tradizionale, senza dimenticare tutti i vantaggi dei conti correnti online di cui abbiamo più volte parlato nelle nostre news su ConfrontaConti.it (basti leggere a titolo di esempio XXXX)

Per avere immediato riscontro sui bassi costi dei conti online, facciamo una simulazione relativa a un saldo di 5.000 euro nel giorno 24 novembre.

Ipotizzando la richiesta di un utente trentenne con saldo medio attivo di 5.000 euro (canale di utilizzo online, frequenza di utilizzo media, accredito di stipendio), l’offerta più conveniente è quella di Bancadinamica che propone un conto a costo zero, con Interessi netti per 55,35 euro corrisposti trimestralmente e in maniera posticipata. Il Tasso a regime è dell’1,00% lordo, le spese sono zero anche per i prelievi Bancomat/VPay in tutta Europa. La carta di credito è gratuita per il primo anno e anche per i periodi successivi se si superano i 4.500 euro di spesa (altrimenti 24 euro l’anno).

Un piccolo interesse attivo anche per il Conto Webank di Webank.it, l’intermediario online dalla Banca Popolare di Milano. Conto Webank unisce un conto corrente a zero spese per le operazioni bancarie a un deposito di risparmio che fa crescere il rendimento grazie alle linee vincolate. Gli Interessi netti sono di 2,22 euro e il Tasso a regime dello 0,10% lordo, con i costi totali, fissi e variabili, pari a zero. Webank abbona al cliente 1.000 euro per il deposito titoli che verrà aperto di default per eventuali investimenti futuri.

A cura di: Paola Campanelli

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