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Conti correnti: aumentati i costi di gestione in un anno

I costi di gestione dei conti correnti online nell’ultimo anno sono aumentati fino a un massimo del 15%, ma nonostante questo il canale online rimane il più conveniente per aprire un conto corrente. Le banche più innovative ottengono il più alto livello di soddisfazione da parte dei clienti.

15/10/2021
laptop acceso con scritta account e calcolatrice a fianco
Analisi sui costi gestione dei conti correnti

I costi di gestione di un conto corrente nell’ultimo anno sono aumentati in modo sensibile, andando a incidere sulle tasche degli italiani molto più del tasso d’inflazione. E nonostante i maggiori rincari abbiano interessanto il canale digitale, i conti online rimangono comunque più convenienti di quelli aperti in modo tradizionale. Il risparmio, rispetto alle operazioni fatte solitamente presso lo sportello, c'è infatti sempre per quelle famiglie che hanno questo sistema per risparmiare nella gestione delle proprie finanze. È quanto emerge da una ricerca di Altroconsumo, che ha preso in esame gli indicatori dei costi complessivi (ICC) pubblicati sia tramite lo sportello fisico sia per il servizio online, verificando nello stesso tempo il livello di soddisfazione dei clienti nei confronti delle banche.

Rincari per l'online, ma la base resta bassa

Sulla base dei tre profili tipo di correntisti individuati da Banca d’Italia (giovane, famiglia con operatività media, anziano con operatività media) risulta che i costi per i conti correnti con le operazioni online sono aumentati in media tra l’11 e il 15%. Questa tendenza, comunque, deve essere 'inquadrata' con il fatto che questo specifico segmento ha presentato finora costi decisamente più bassi rispetto al resto del mercato. Dalla ricerca, che ha coinvolto 20 banche, emerge infatti che i conti correnti usati allo sportello (solitamente più onerosi) hanno avuto un andamento piuttosto stabile, con un lieve risparmio per i giovani (1%) e un lieve aumento per famiglie e anziani (rispettivamente del 2 e 3%). Per quanto riguarda la verifica del livello di soddisfazione, per la quale sono state raccolte oltre 32mila risposte (che hanno coinvolto 63 istituti di credito), questa ha rivelato che ai primi posti della classifica ci sono le banche più innovative.

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Cruciale saper scegliere la banca

Oggi gli italiani si confrontano con interessi attivi (quelli che genera il capitale depositato in banca) molto esigui e, per di più, bisogna considerare che questi sono anche stra-tassati. Per questo, secondo l’analisi, diventa quanto mai cruciale sapere controllare i costi che comporta la gestione di un conto corrente, sapere individuare quali sono le spese fisse e quelle variabili. In pratica, il correntista per spuntare le condizioni migliori nel proprio rapporto con un istituto di credito deve essere informato. La via più facile per farlo è consultare ConfrontaConti.it dove, oltre a poter fare un preventivo di conto corrente, si può consultare una dettagliata guida sui conti correnti e si ha l’opportunità di avere la lista dei migliori conti correnti aggiornata quotidianamente.

I costi fissi

Per quanto riguarda i costi cui fare attenzione, Altroconsumo ha evidenziato che tra i costi fissi figurano il canone mensile del conto corrente e quello annuale della carta di debito e quella di credito. Poi ci sono le spese di gestione del conto titoli e quelle di liquidazione interessi, che gli istituti applicano alla chiusura dell’anno per tirare le somme tra giacenze, interessi attivi, spese e interessi passivi. Infine, ci sono le spese di comunicazione, per estratti conto e comunicazioni di trasparenza, e il canone dell’home banking. Non tutte le banche applicano tutti questi costi, in alcuni casi potrebbero anche essere tutti a zero.

I costi variabili

I costi variabili dipendono dal numero delle operazioni. Ci sono, per esempio, le commissioni per i bonifici, sui prelievi fatti in sportelli di altre banche e quelle sui pagamenti Cbill o pagoPA: più se ne fanno più questi costi salgono. Un’altra ‘variabile’ è la spesa costituita dalle commissioni e dagli interessi sullo scoperto: gli interessi passivi che devi alla banca quando si va in rosso. L’alternativa è il fido, sul quale gravano comunque dei costi. Infine, ci sono anche le tasse: imposta di bollo fissa di 34,20 euro l’anno su giacenze medie superiori ai 5mila euro e la ritenuta del 26% sugli interessi eventualmente maturati.

A cura di: Fernando Mancini

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