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Revolving, la Cassazione sottolinea l’importanza della trasparenza

Le carte revolving sono strumenti di pagamento che, a differenza delle classiche carte di credito a saldo, permettono di rateizzare il rimborso delle spese effettuate. All'atto pratico, il titolare riceve una linea di credito (fido) da utilizzare per acquisti o prelievi: ogni spesa riduce il credito disponibile

22/05/2025
mano che regge una carta di credito
Carte revolving: tutte le novità sulla trasparenza

Quando si parla di prodotti finanziari complessi, la trasparenza è fondamentale. Un principio ribadito dalla Corte di Cassazione, che in una recente sentenza ha dichiarato nulli i contratti di carte revolving stipulati tra il 2000 e il 2010 da personale non autorizzato, aprendo la strada a rimborsi per gli interessi pagati.

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Cosa sono le carte revolving: funzionamento, vantaggi e rischi

Le carte revolving sono strumenti di pagamento che, a differenza delle classiche carte di credito a saldo, permettono di rateizzare il rimborso delle spese effettuate. All'atto pratico, il titolare riceve una linea di credito (fido) da utilizzare per acquisti o prelievi: ogni spesa riduce il credito disponibile, che però si ricostituisce man mano che si paga le rate mensili. Questo meccanismo, definito “credito rotativo”, consente di avere sempre una riserva di denaro pronta all'uso. Tra i vantaggi delle revolving, c’è la flessibilità del rimborso.

Il cliente può scegliere di restituire il debito in piccole rate mensili, adattando la spesa alle proprie esigenze e affrontando anche imprevisti senza dover richiedere un prestito personale ogni volta. Un altro pro dello strumento è l’accesso immediato al credito. Una volta ottenuta la carta, è possibile effettuare acquisti e prelievi entro il plafond assegnato, senza ulteriori pratiche o documentazioni. Molti istituti, inoltre, offrono la possibilità di monitorare saldo, rate e spese tramite home banking o app dedicate.

Tassi carte e prestiti a confronto

Di contro, spesso i tassi applicati sul credito revolving sono molto più alti rispetto a quelli di un prestito personale tradizionale. In alcuni casi addirittura si avvicinano alla soglia di usura, rendendo il debito oneroso nel tempo. Attenzione, poi, al rischio di sovraindebitamento. La facilità di accesso al credito e la possibilità di rimborsare solo una quota minima ogni mese possono portare a un accumulo di debiti difficili da gestire, soprattutto se si utilizza la carta per periodi prolungati senza estinguere il saldo.

La sentenza della Cassazione: cosa cambia per i consumatori

Tornando alla pronuncia dei giudici, rappresenta una svolta per migliaia di italiani che, tra il 2000 e il 2010, hanno sottoscritto carte revolving nei negozi con personale non autorizzato. In quegli anni, infatti, era prassi che commessi di grandi catene e centri commerciali proponevano prodotti finanziari senza le abilitazioni previste dalla legge. Solo nel 2010, con il decreto legislativo 141, è stata fatta chiarezza su chi poteva proporre e far stipulare contratti di finanziamento, recependo anche le direttive europee in materia.

Secondo quanto ricostruito dai legali dei ricorrenti, i consumatori erano convinti ad acquistare carte di credito revolving da commessi che non avevano alcuna competenza e che mai avrebbero potuto fornire informazioni trasparenti al cliente. Il risultato è che migliaia di persone si sono ritrovate con contratti poco chiari e, spesso, con debiti che si sono accumulati nel tempo a causa dei meccanismi insidiosi di questi strumenti.

Rimborsi e diritti: cosa possono ottenere i clienti

La sentenza della Cassazione ha stabilito che i contratti stipulati da personale non autorizzato sono nulli. Questo significa che i consumatori hanno diritto alla restituzione degli interessi pagati, che spesso superano di gran lunga il capitale ricevuto. Secondo le stime di ADifesa, la media dei rimborsi si aggira tra i 7 mila e gli 8 mila euro a testa.

Per ottenere il rimborso, è necessario avviare un'azione giudiziaria: solo il giudice può dichiarare la nullità totale del contratto e ordinare la restituzione delle somme versate. Questo non significa che anche gli altri tribunali investiti da casi simili si adegueranno in automatico, ma è un dato di fatto che l’autorevolezza della Cassazione è destinata a fare scuola. Fino a questo momento, le pronunce dei giudizi erano state discordanti: alcune corti d'appello avevano ritenuto validi i contratti, mentre altre avevano dato ragione ai consumatori. Proprio la Corte d'Appello di Firenze, sfruttando la recente riforma del Codice civile, aveva rimesso la questione alla Cassazione, segnalando le difficoltà interpretative della normativa.

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A cura di: Luigi Dell'Olio

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