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Istat, più risparmio ma consumi stabili

21/01/2015
Istat, più risparmio ma consumi stabili

Arriva da una ricerca dell’Istat la conferma dell’aumento del reddito disponibile delle famiglie italiane: l’indagine ha come riferimento il terzo trimestre 2014 e sottolinea come, dal momento in cui è entrato in vigore il bonus degli 80 euro, sia aumentato il loro potere d’acquisto. Le rilevazioni Istat hanno però evidenziato come l’incentivo, pur avendo dato respiro ai bilanci di una parte dei cittadini, abbia inciso solo in minima parte sull’aumento del reddito disponibile – ciò che rimane al netto di contributi e tasse –, cresciuto dell’1,8%: sul rialzo hanno influito altre voci, come la crescita degli introiti da lavoro e il calo dei prezzi rilevato tra agosto e settembre. Dai dati del sondaggio, si registra anche un aumento della propensione al risparmio dell’1,6% rispetto al precedente trimestre, un +0,9% rispetto al 2013.

Proprio il bonus del governo è stato oggetto di un sondaggio da parte di Gfk Eurisko secondo cui il 72% dei lavoratori che lo hanno ricevuto lo ha immediatamente utilizzato. Del campione di oltre mille persone – che rappresenta i 39 milioni di cittadini titolari di un conto corrente – , il 22,8% ha confermato di aver ricevuto il bonus: di questi, l’11% dichiara di averlo accantonato mentre un altro 17% dice di averlo speso in parte. Lo stesso campione, interpellato poco prima dell’arrivo in busta paga, aveva espresso intenzioni più conservative: il 49% era propenso a spenderlo tutto, mentre l’altro 51% si divideva tra chi voleva risparmiarlo e chi voleva spenderlo in parte.

Tuttavia il bilancio finale dei consumi è salito solo dello 0,4% nel terzo trimestre e dello 0,5% nei primi nove mesi, mentre a novembre l’incremento è stato dello 0,2% rispetto a ottobre (mese in cui si era registrato un calo). Per il 2015 non dovrebbero esserci significativi miglioramenti: “con l'attuale condizione di fiducia delle famiglie e del mercato del lavoro”, spiega il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, “è probabile che il 2015 non sarà l'anno di una ripresa robusta. In questo quadro ancora incerto e fragile i consumi, dopo aver toccato il fondo, da qualche mese hanno smesso di scendere e mostrano dei timidi e lenti segnali di risveglio”.

Il problema dei consumi è causato anche dall’elevata pressione fiscale: nel terzo trimestre è stata pari al 40,9%, superiore di 0,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Non migliora la situazione se si considerano i conti pubblici, con un rapporto debito/Pil (pari al 3,5%) maggiore dello 0,2% rispetto allo stesso periodo del 2013; il dato, peggiore dello 0,5% rispetto agli obiettivi imposti dall’Unione Europea, dovrebbe rientrare con l’emanazione delle misure imposte dalla Legge di Stabilità, rispettando così il limite del 3%. Secondo l’Europa la manovra del governo non basterà a diminuire il deficit, in quanto accreditata di una riduzione dello 0,1%: il rimanente 0,4% richiederà ulteriori 6,5 miliardi di euro di entrate da mettere insieme tra tasse e nuovi tagli, anche se è possibile che tale divario possa essere inferiore e si possano valutare con la Commissione di Bruxelles le misure già esistenti.

Positivo il saldo primario, la differenza tra le entrate e le spese delle amministrazioni pubbliche, che nel terzo trimestre 2014 ha inciso sul Pil dello 0,8%, inferiore di 0,5 punti rispetto a quella del terzo trimestre del 2013; calano gli interessi sul debito –  dovuto alla riduzione dei tassi che lo Stato paga a coloro che acquistano i suoi titoli – che tra luglio e settembre sono scesi a 16,8 miliardi contro i 18,3 dello stesso periodo del 2013.

A cura di: Paola Campanelli

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