Conto corrente cointestato: come funziona?
Esistono due modi principali per cointestare un conto corrente. Il primo, a firma congiunta, permette di operare sul conto e di mettere in atto un sistema di controllo tramite la controfirma. In questo modo le varie movimentazioni sono autorizzate solo se tutti gli intestatari li consentono.
Aggiornato il 25/01/2021
Il conto corrente è un prodotto finanziario ormai indispensabile nella quotidianità, che consente di gestire la liquidità e ogni genere di pagamento.
Un conto può avere un solo o più intestatari, per dare modo a più persone di accedere alle somme versate e operare come titolari. Si parla in questo caso di conto corrente cointestato.
Firma congiunta o disgiunta
Esistono due modi principali per cointestare un conto corrente. Il primo, a firma congiunta, permette a tutti i titolari non solo di operare sul conto stesso, ma anche di mettere in atto un sistema di controllo tramite la controfirma. In questo modo le varie movimentazioni sono autorizzate se e solo se tutti i soggetti intestatari hanno apposto la loro firma per consentirle. Questa formula potrebbe essere la giusta soluzione nel caso in cui titolarità del conto appartenga ai soci di un’impresa, vista la possibilità di controllare – ognuno per la propria parte – ogni singola operazione avviata sul conto.
Il secondo modo è a firma disgiunta, in cui accade esattamente il contrario. In questo caso ogni singola persona avrà maggiore libertà, potendo operare mediante prelievi, bonifici o pagamenti, che influiscono sul saldo del conto. Tuttavia è sempre possibile, in un secondo momento, passare a un conto corrente cointestato a firma congiunta (e viceversa), una trasformazione che può essere conclusa con il consenso degli intestatari. La soluzione a firma disgiunta impone minori limitazioni e risulta più adatta a una coppia di coniugi che richiede più semplicità nella gestione delle finanze familiari e risparmio sulle spese bancarie previste.
Ricordiamo che per aprire un conto corrente cointestato servono i documenti di base dei titolari, come una copia della carta di identità e il codice fiscale. Le modalità per chiuderlo variano a seconda delle due tipologie di firma: per quella congiunta servirà l’approvazione di entrambi i soggetti, mentre a firma disgiunta basterà la richiesta di uno solo dei titolari.
Cosa accade in caso di decesso o separazione
Le procedure che regolano il funzionamento di un conto corrente cointestato in caso di decesso di uno dei soggetti sono semplici. Alla morte del cointestatario, il conto a firma congiunta viene di fatto congelato in attesa di individuare gli eredi legittimi del de cuius. In seguito quindi saranno i successori a dover approvare tutte le operazioni proposte sul conto. In caso di firma disgiunta invece l’iter di successione del conto cointestato non bloccherà le operazioni degli altri titolari, che potranno agire liberamente sul conto.
La separazione dei coniugi porta allo scioglimento del conto corrente, oppure al conferimento della proprietà unica a uno dei due individui. Nella maggior parte dei casi il saldo presente viene diviso in parti uguali. Tuttavia la cifra può essere più alta per uno dei coniugi, ma solo se quest’ultimo è in grado di dimostrare di aver contribuito in maniera preponderante alla creazione del saldo stesso.
Il rapporto con i debitori
La cointestazione di un conto corrente attribuisce agli intestatari la qualità di creditori o debitori solidali dei saldi di conto (art. 1854 c.c.) sia nei confronti dei terzi, sia nei rapporti interni.
Tuttavia, in caso di conto corrente cointestato il creditore può pignorare solo il 50% delle somme depositate. Dunque gli eventuali creditori possono solo aggredire la quota di conto spettante al debitore e non pignorare l’intera somma (se corrispondente al debito).
Resta fermo infatti che i debiti personali non si estendono al cointestatario di un conto corrente, all’interno del quale vige il principio di comproprietà delle somme giacenti, fatta salva la prova del contrario.
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