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Addio 1 e 2 centesimi: l’Italia sospende il conio delle monete

05/03/2018
Addio 1 e 2 centesimi: l’Italia sospende il conio delle monete

Niente più monete inutili nei portafogli dei cittadini italiani. È diventato legge il decreto n° 50/2017 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.144 del 23 giugno 2017, stabilendo a decorrere dal 1° gennaio 2018 la sospensione del conio da parte dell'Italia di monete metalliche di valore unitario pari a un centesimo e a due centesimi di euro.

Le monete continueranno a circolare e ad avere valore, ma vigerà la regola dell’arrotondamento del prezzo, per eccesso o difetto, al multiplo di cinque centesimi più vicino.

Quanto si risparmia senza centesimi

Come si può leggere nella relazione che accompagna l'emendamento, “i costi di fabbricazione di ciascuna moneta da 1 centesimo ammontano a circa 4,5 centesimi di euro; quelli di ciascuna moneta da 2 centesimi a 5,2 centesimi di euro. Dall'introduzione dell'euro al 2013, la Zecca ha fuso oltre 2,8 miliardi di monete da un centesimo e 2,3 miliardi di monete da 2 cent per un costo complessivo di 245,6 milioni di euro. Gli effetti di risparmio sono quindi quantificabili in Italia in almeno 20 milioni di euro ogni anno".

Già decisa la destinazione del denaro risparmiato per realizzare le monete di piccolo taglio, che sarà utilizzato nel Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato.

Il dissenso delle Associazioni dei consumatori

Il meccanismo dell’arrotondamento dei prezzi non convince Altroconsumo, che lamenta un indebito aumento dei prezzi ai fini di accondiscendere alla nuova regola di calcolo. C’è da dire tuttavia che l’arrotondamento riguarderà solo i pagamenti cash, perché invece quelli digitali e con carta calcoleranno il prezzo con i centesimi.

Un segnale importante verso l’abbandono del cash?

Ci si chiede se questo non sia uno dei passi importanti che porterà in un futuro non troppo lontano ad abbandonare l’utilizzo del contante nelle transazioni. Nella news "Abbandonare il cash: la Svezia lo sta facendo. E l’Italia?" avevamo riportato il caso della Svezia, dove molti negozi hanno esposto il cartello “no cash” per dire che il contante non solo non è gradito, ma è addirittura bandito. Molto differente la situazione nel nostro Paese, dove secondo i dati di Bankitalia del 2016 le transazioni in contanti sono state l'83%, contro la media europea che si è fermata al 65%, quasi 20 punti in meno.

Per contro, i pagamenti contactless sono cresciuti del 360%, con 25 milioni di carte circolanti abilitate dotate di tecnologia RFID (dall'inglese Radio-Frequency IDentification, in italiano identificazione a radiofrequenza), che a differenza delle carte tradizionali con banda magnetica o microchip, non richiedono l'inserimento fisico della carta nel lettore ma semplicemente l'avvicinamento al dispositivo di pagamento.

Nessun rischio di pagare di più con i pagamenti digitali

Se proprio non si vuole rischiare di pagare qualche centesimo in più, basta dunque non pagare in contanti. Come un gatto che si morde la coda, tuttavia, proprio i pagamenti con carta e con sistemi digitali hanno contribuito in maniera importante all’aumento dei costi dei conti correnti. Come scriviamo in "Conti correnti tra aumenti e rincari: il parere delle Associazioni dei consumatori" secondo Carlo Rienzi, presidente di Codacons “le banche stanno scaricando i costi di crisi bancarie e salvataggi vari sui consumatori, aumentando in modo unilaterale le tariffe e introducendo balzelli con conseguenti aggravi di spesa per i clienti”.

Il sistema per risparmiare c’è, basta comparare i prodotti offerti sul mercato

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A cura di: Paola Campanelli

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