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Arriva il Grande Fratello Fiscale europeo

Cresce il coordinamento europeo nella lotta all'evasione. Il 13 novembre ha debuttato, infatti, il database comunitario, con poteri di coordinamento crescenti. Anche se per vedere i pieni poteri occorrerà attendere non prima del 2026. Ma la strada è segnata.

17/11/2023
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Il Grande Fratello Fiscale

La tecnologia sta progressivamente migliorando l’efficacia dei controlli fiscali, fornendo così una risposta adeguata soprattutto nei Paesi – come l’Italia – che storicamente soffrono di elevati livelli di evasione.

Cosa è cambiato a partire dal 13 novembre?

Il 13 novembre è entrata in vigore la Direttiva 2023/2226, che aggiorna la cooperazione amministrativa nel settore fiscale avviata oltre un decennio fa, ampliando gli ambiti in cui opera lo scambio automatico di informazioni fiscali. In particolare, il mirino è puntato sulle criptovalute, che fin qui hanno goduto di una sostanziale impossibilità di tracciamento, il che ha favorito il dominio in questo ambito da parte di organizzazioni criminali. In merito alle cripto attività, gli adempimenti di comunicazione che la Ue prevede a carico degli intermediari sono particolarmente dettagliati. Vanno cioè dal nome completo del tipo di cripto-attività movimentata all’importo lordo aggregato versato, dal numero di operazioni in relazione ad acquisizioni a fronte di moneta fiduciaria.

La svolta non sarà comunque brusca, bensì per gradi, fino all’entrata in vigore – dal 2026 - del Registro unico dell’Unione europea, che centralizzerà tutte le informazioni fiscali dei residenti nell’area. In sostanza, l’obiettivo è di dare vita a un enorme database che verrà alimentato (e al quale potranno accedere) dai singoli Paesi in cerca di approfondimenti in merito ai propri contribuenti, ovunque risiedano.

Cosa cambierà con il Registro unico?

È prevista in particolare la circolarizzazione del Nif (Numero di identificazione fiscale) di ogni cittadino/residente europeo, codice sul quale verranno imputate tutte le operazioni fiscalmente rilevanti in ottica transnazionale. Questa categoria sarà rimpolpata rispetto a quanto si è visto fino a questo momento. Tra gli altri, i redditi da lavoro verranno convertiti in redditi da lavoro dipendente.

Il database sarà alimentato anche dai compensi dai dirigenti, dai redditi da assicurazione vita, pensioni e proprietà, immobiliari e non. Le informazioni comunicate tra Stati membri in qualsiasi forma saranno coperte dal segreto d’ufficio e godranno della protezione accordata alle informazioni di analoga natura dal diritto nazionale dello Stato membro che le riceve.

La situazione dell’evasione fiscale in Italia

L’evasione fiscale è un problema endemico dell’Italia. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, basato su dati del Ministero dell’Economia e dell’Istat, nel 2020 la media dell'evasione fiscale italiana è stata del 13,2% rispetto al gettito incassato. In proporzione, l’incidenza più bassa si registra nel Nord-Ovest (10,3 euro evasi ogni 100 euro di gettito), con il Nord-Est all’11,1%, il Centro al 13,6 e il Sud a 19,6. La Regione più virtuosa è la Lombardia con 9,5 euro evasi ogni 100 euro di gettito, seguita da Friuli Venezia Giulia con 10,6 e poi Emilia-Romagna e Veneto con 11,4. Sul podio delle Regioni che evadono maggiormente c’è la Campania con 20 euro ogni 100, quindi la Puglia con 19,2.

La stessa Cgia di Mestre segnala, però, che l’evoluzione della tecnologia sta offrendo un supporto importante alla lotta all’evasione. Nel 2022 il Fisco italiano ha recuperato oltre 20 miliardi di euro, proseguendo in un trend pluriennale di crescita dovuto in buona parte a strumenti come la fatturazione elettronica e l’invio telematico dei corrispettivi, che hanno indotto una serie di evasori a cambiare rotta, adeguandosi ai dettami normativi. Tra il 2015 e il 2020, infatti, l’evasione in Italia è scesa di 16,3 miliardi di euro, anche se all’appello mancano ancora quasi 79 miliardi di euro di tasse ogni anno: basterebbe (si fa per dire) dimezzare questo ammontare per agire radicalmente su fronti caldi come la tassazione del lavoro e il sostegno alle famiglie.

Lo studio segnala che la scarsa fedeltà fiscale non riguarda solo le imprese di casa nostra, ma anche le multinazionali del digitale, che “realizzano profitti milionari” nella Penisola, ma poi versano la grande maggioranza delle imposte nei "Paesi a elevata fiscalità di vantaggio”.

A cura di: Luigi dell'Olio

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