Banche: sono centinaia le truffe digitali
I servizi antifrode delle banche sono inefficienti, si limitano a bloccare l’accesso al conto o alla carta, mentre si rifiutano di recuperare e stornare il pagamento ai clienti vittime di truffe digitali. Lo denuncia Confconsumatori, che in questo periodo assiste centinaia di truffati.

Phishing, vishing, smishing sono tutte parole inglesi che in italiano possono essere sintetizzate in un concetto: truffe tramite il canale digitale. Un fenomeno che è esploso durante i lockdown, che ci ha visto più frequentemente davanti al computer, e che con l’aumento esponenziale dei servizi offerti dalle banche tramite il web ha subito un’ulteriore accelerazione. Al punto che, come rivela Confconsumatori, nelle sue sedi territoriali, in queste settimane, vengono assistiti centinaia di utenti bancari che si sono visti sottrarre, tramite sofisticate truffe digitali, significative somme dai loro conti correnti online o dalle loro carte di pagamento. Ad aggravare il quadro contribuisce la scelta degli istituti – che non convince l’associazione - di addebitare ai clienti tutte le responsabilità.
Come avvengono le truffe
Si parla spesso di fenomeni come il phishing, il sistema con cui il truffatore estorce dati o informazioni personali all’utente con l’inganno; fenomeni che prendono il via con un sms spoofing, cioè un messaggio fraudolento che si inserisce nella conversazione autentica tra cliente e Banca. Occasionalmente l’sms è seguito anche da una telefonata (il vishing, ‘voice+phishing’) anch’essa apparentemente riconducibile al numero verde della Banca, sempre effettuata dal criminale che si fa passare per un operatore bancario. Questi, con la scusa di bloccare un pagamento truffaldino, sottrae all’ignoro utente dei dati personali e i codici per autorizzare, a sua volta, i pagamenti fraudolenti. Il sistema antifrode delle banche, alla luce dell’elevato numero di vittime, potrebbe quindi non essere sufficiente per impedire le truffe.
La risposta delle banche è insufficiente
I servizi antifrode degli intermediari finanziari, anche se avvisati pochi minuti dopo l’operazione truffaldina, si limitano a bloccare l’accesso al conto o alla carta, mentre si rifiutano di recuperare e stornare il pagamento. Un atteggiamento - secondo la denuncia di Confconsmatori - che non tiene conto del fatto che, nel 90% dei casi, si tratta di pagamenti eseguiti all’estero, magari anche anomali e comunque inconsueti per il cliente vittima. Per questo motivo, al momento sono già centinaia gli arbitrati bancari - ancora in attesa di esito – depositati dalle sedi dell’associazione presso la sede di Banca d’Italia. L’obiettivo dell’associazione è mettere a nudo le responsabilità delle banche e, di riflesso, ottenere il rimborso delle somme sottratte alle persone derubate attraverso l’utilizzo del canale digitale.
Anche perché, sottolinea il vicepresidente di Confconsumatori, Marco Festelli, la scarsa sicurezza dei pagamenti elettronici, in realtà, contrasta con le politiche di questi ultimi anni, tese a ridurre l’utilizzo del contante. Quindi, ha sottolineato, l’atteggiamento delle Banche non è vincente e non si addice alla politica a favore della moneta elettronica. Inoltre, non convince neanche la tesi di addebitare tutte le colpe all’utente vittima di truffa perché - ancora oggi - non viene spiegato il motivo per cui la chat messaggistica può essere violata, e i sistemi informatici antifrode delle banche non rilevano, in tempo reale, operazioni anomale per il profilo del cliente come ad esempio pagamenti, bonifici o ricariche fatte all’estero, ovvero denaro ricaricato sulla propria carta che, dopo un attimo, viene speso all’estero.
Per tutelarsi è bene diffidare sempre dai messaggi strani
Confconsumatori, innanzitutto, suggerisce agli utenti di non cliccare mai sui link contenuti in sms apparentemente bancari prima di avere conferma della loro autenticità dal proprio istituto di credito. Nel dubbio, quando si ricevono sms di questo tipo è opportuno, prima di aprire ogni link (che normalmente rinvia a un sito specchio di quello reale), bisogna contattare direttamente la Banca. Poi, le vittime di questo tipo di truffa devono come prima cosa disconoscere le operazioni presso la banca e sporgere denuncia all’autorità giudiziaria. Confconsumatori, che si può contattare anche con email, nelle proprie sedi territoriali ha approntato un’assistenza specifica per le frodi digitali.