Conto all'estero, come comportarsi per non incorrere in multe
Se si sceglie di trasferire i risparmi in un altro Paese è necessario rispettare la normativa sul monitoraggio fiscale onde evitare di incappare in multe. Le persone fisiche residenti in Italia, che detengono all'estero prodotti finanziari, conti e libretti di risparmio, devono versare l'IVAFE.

Negli ultimi anni sono in aumento gli italiani che scelgono di aprire conti offshore, ovvero in Paesi esteri in cui è vigente una legislazione in campo fiscale e creditizio più conveniente e in cui esiste il completo rispetto del segreto bancario. Chi preferisce trasferire i propri risparmi in altri Paesi lo fa per alcune ragioni ben precise: diversificare la valuta; mettersi al riparo dal rischio di insolvenza puntando su banche più solide; e accedere a rendimenti e investimenti migliori. Aprire un conto corrente all’estero non è illegale, tuttavia bisogna rispettare la normativa fiscale italiana e dichiarare i rapporti bancari in essere.
Attenzione a fare i ‘furbetti’, negli ultimi tempi, infatti, complice una maggiore collaborazione internazionale in campo economico, è diventato più facile rintracciare conti esteri non dichiarati. In particolare, l’implementazione dei sistemi Common Reporting Standard (promosso in ambito Unione Europea) e FACTA (che si è sviluppato negli Stati Uniti) ha permesso di individuare la presenza di tantissimi conti correnti ‘fantasma’ con conseguenti sanzioni per i titolari.
Cosa fare per non incorrere in sanzioni
L’Agenzia delle Entrate, negli ultimi anni, ha attivato un monitoraggio costante sui conti correnti esteri e ha a disposizione informazioni provenienti da tantissimi Paesi per individuare la presenza di rapporti bancari non dichiarati da parte di contribuenti fiscalmente residenti in Italia.
Per tale ragione, se si sceglie di trasferire i propri risparmi in un altro Paese è necessario rispettare la normativa sul monitoraggio fiscale onde evitare di incappare in ‘salatissime’ sanzioni amministrative e tributarie. In primo luogo, le persone fisiche residenti in Italia che detengono all’estero prodotti finanziari, conti correnti e libretti di risparmio, devono versare un’imposta sul loro valore: l’IVAFE. Dal 2020 sono soggetti passivi, oltre alle persone fisiche, anche gli enti non commerciali e le società semplici, residenti in Italia, che sono tenuti agli obblighi di dichiarazione per gli investimenti e le attività previsti dall’articolo 4 del decreto legge n. 167/1990 (c.d. monitoraggio fiscale).
Investimenti e attività finanziarie all’estero, come dichiararle
All’interno del modello per la dichiarazione dei redditi è presente il cosiddetto paragrafo ‘RW’: ovvero il quadro dedicato al monitoraggio degli investimenti patrimoniali e delle attività finanziarie detenute all’estero da persone fisiche, enti non commerciali con sede in Italia e società semplici.
Il quadro RW deve essere compilato ai fini del calcolo dell’Imposta sul valore degli immobili all’estero (IVIE) e dell’Imposta sul valore dei prodotti finanziari dei conti correnti e dei libretti di risparmio detenuti all’estero (IVAFE). I soggetti dichiaranti devono indicare la consistenza degli investimenti e delle attività detenute all’estero nel periodo d’imposta e questo obbligo sussiste anche se il contribuente nel corso del periodo d’imposta ha totalmente disinvestito.
Come compilare il quadro RW per avere un conto all'estero
Secondo quanto previsto dalla legge è obbligatorio il monitoraggio per i conti correnti detenuti all’estero il cui valore massimo giornaliero - raggiunto nel periodo d’imposta - sia superiore alla soglia di 15.000 euro. Questo vuol dire che se si ha un conto estero che nell’anno non ha mai superato (anche solo per un giorno) i 15.000 euro, il contribuente non è tenuto a rispettare la disciplina sul monitoraggio.
In caso contrario, invece, deve essere compilato il quadro RW del modello redditi ai fini del controllo fiscale.
L’obbligo di compilazione del quadro RW del modello redditi, tuttavia, sussiste per il contribuente italiano laddove necessario ai fini del calcolo dell’IVAFE (imposta patrimoniale sulle attività finanziarie detenute all’estero). L’obbligo di segnalazione del conto corrente estero ai fini del pagamento dell’IVAFE scatta nel caso in cui la consistenza media del conto estero sia superiore alla soglia di 5.000 euro.