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Credito: in salita il tasso di default

A giugno di quest’anno, per la prima volta dal 2019, sono aumentati i crediti deteriorati di famiglie e imprese, mentre sono diminuite le procedure e le liquidazioni giudiziali. Le più esposte sono le imprese di costruzioni e dei servizi. Inflazione e crisi energetica minacciano le prospettive.

21/11/2022
Lavagna con su la scaletta dei livelli del 'credit score'
Analisi del mercato dei crediti deteriorati

Mercato del credito a macchia di leopardo nella prima parte del 2022: aumentano i tassi di default e le aste immobiliari, mentre calano le procedure e le liquidazioni giudiziali. È quanto emerge dall’Osservatorio NPE di CRIBIS Credit Management (CRIF), il quale segnala che il sistema economico ha reagito all’emergenza Covid facendo leva sugli aspetti che caratterizzano il nostro Paese: ricchezza privata e capacità di risparmio, tessuto imprenditoriale già frutto di selezione delle precedenti crisi, basso debito e aiuti pubblici. Però, rileva Alberto Sondri, executive director di CRIBIS Credit Management, il secondo trimestre mostra i primi segnali di tensione finanziaria per le imprese. Dopo aver toccato i minimi storici tornano infatti a salire i tassi di default.

Prima volta dal 2019

Così, lo scorso giugno, l’andamento dei NPE registra, per la prima volta da anni, un incremento dei tassi di default per i crediti concessi a famiglie e imprese. L’ultima volta di un simile trend risale a giugno 2019, antecedente alla pandemia e agli interventi governativi a sostegno del credito. Dietro questa dinamica del rischio di credito c’è, con tutta probabilità, la fine dei piani di preammortamento dei crediti MCC (dal Fondo di Garanzia) e di finanza agevolata, che sta determinando progressivamente un aumento degli impegni medi finanziari mensili. Quest’anno si è registrato un aumento dei volumi dei crediti classificati Stage 2 (crediti performing che manifestano un incremento significativo del rischio di credito) e in UTP (Unlikely to Pay o inadempienze probabili).

Le imprese di costruzioni e servizi solo le più esposte

Per quanto riguarda i crediti Stage 2, rispetto alle rilevazioni precedenti, i settori con una quota maggiore di crediti che manifestano un significativo incremento del rischio rimangono costruzioni, infrastrutture e servizi. Al contrario, i settori che registrano una quota ridotta sono estrazione oil&gas, chimica e farmaceutica. L’analisi della quota di esposizioni Stage 2 per natura giuridica rivela che il 68% è collegabile a società di capitali. Per le inadempienze probabili (UTP), c’è la conferma del quadro rilevato a fine 2021: tra i settori più presenti ci sono i servizi finanziari, il settore immobiliare, le costruzioni e l’intrattenimento, confermando gli effetti negativi che la crisi pandemica ha avuto su questi comparti. Quelli meno presenti sono invece l’industria farmaceutica, l’elettronica e la chimica.

Inflazione e crisi energetica minacciano le prospettive

L’Osservatorio, per analizzare le dinamiche dello Stock NPE si è avvalsa della collaborazione con Credit Village focalizzata sull’andamento delle cessioni dei crediti. Il risultato mostra che nei primi sei mesi sono state effettuate operazioni per circa 19 miliardi di euro, di cui l’84% collegato a portafogli NPL e il 16% a UTP. Nel complesso, ha affermato Roberto Sergio, a.d. di Credit Village, il primo semestre del mercato delle cessioni di NPE è stato in linea con le previsioni, ma sono forti però le incognite legate all’inflazione e alla crisi energetica. Inoltre, ha aggiunto, l’aumento dei tassi influenzerà molto il costo del funding e, quindi, potrebbero verificarsi serie difficoltà nel matching delle aspettative di seller e buyer sul prezzo di cessione, portando così a un allontanamento dal mercato di tutta una serie di investitori. Le ripercussioni del caro bollette, in assenza di adeguati interventi, rischiano di alimentare una nuova ondata di flussi di crediti verso lo Stage 3 oltre a ripercussioni sui business plan delle operazioni di cessione già completate.

Calate le procedure esecutive immobiliari

L’Osservatorio NPE presenta anche un’analisi dettagliata sulle esecuzioni mobiliari, immobiliari e sulle procedure concorsuali: nel 2022, sono stati iscritti più di 200mila nuovi procedimenti, in calo del 16% tendenziale, questo a causa di un minore ricorso a procedure esecutive immobiliari (circa 22mila nuove procedure da gennaio ad agosto, -8% annuo) e concorsuali (circa 18mila, -23%). Nei primi otto mesi sono aumentate invece le procedure esecutive mobiliari, +12% a circa 180mila. Nello stesso periodo l’andamento delle esecuzioni immobiliari è tornato sui livelli pre-pandemia, con più di 100mila aste giudiziarie effettuate, +13%. In salita anche i valori immobiliari, del 22% circa con una base d’asta in media di circa 124mila euro. Da rilevare che nei primi mesi il trend delle liquidazioni giudiziali (ne sono state inscritte 5.405) è calato del 19%.

A cura di: Fernando Mancini

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