Cresce l’attività degli arbitri a tutela dei risparmiatori
La rapidità delle decisioni, insieme alla mancanza di formalismi e alla possibilità di procedere senza l'assistenza di un legale sono i punti di forza degli arbitri, forme di risoluzione delle controversie tra risparmiatori/investitori e intermediari che vanno sempre più prendendo piede.

Pronunce rapide per assicurare un pronto ristoro ai risparmiatori danneggiati. È il tratto comune all’arbitro bancario e a quello Consob, due figure ancora poco conosciute. Vediamo nello specifico di cosa si tratta e quali sono i loro numeri.
Risarcimenti per 18 milioni
Cominciamo con l’Arbitro controversie finanziarie istituito presso la Consob nel 2016, dopo una serie di scandali finanziari che avevano fatto vacillare la fiducia di molti risparmiatori/piccoli investitori. Il suo compito è intervenire nelle controversie tra investitori retail e intermediari per la violazione degli obblighi di diligenza, correttezza, informazione e trasparenza che gli intermediari devono rispettare quando prestano servizi di investimento o il servizio di gestione collettiva del risparmio. La questione della quale viene investito l’Acf non deve superare un presunto danno da mezzo milione di euro.
L’Acf assicura imparzialità e indipendenza di giudizio, oltre che una pronuncia rapida, senza che l’investitore debba necessariamente farsi assistere da un legale. Qualora l’investitore non sia soddisfatto della decisione, può comunque rivolgersi all’Autorità giudiziaria.
Da poco sono stati diffusi i dati del 2022, anno che ha registrato risarcimenti liquidati per 18 milioni di euro, con una media pro-capite che sfiora i 28 mila euro. Alla luce dell’ultimo anno, sale a 142,5 milioni di euro il valore complessivo dei risarcimenti riconosciuti dall'Arbitro Consob nei suoi primi sei anni di attività, con un tasso di accoglimento dei ricorsi che nel 2022 è stato pari al 57,5%. Dunque, più di una richiesta su due risulta fondata e meritevole di risarcimento. Quanto all’esito delle pronunce, nel 96% dei casi gli intermediari soccombenti hanno aderito volontariamente alle decisioni prese dall’arbitro.
In flessione il numero dei ricorsi in entrata: 1.115 nel 2022, a fronte dei 1.582 del 2021, per complessivi 9.810 ricorsi presentati all'Acf dall’avvio della sua operatività, nel gennaio del 2017.
Crescita costante
Il ricorso a questo organismo è sempre più frequente man mano che i cittadini ne vengono a conoscenza, tastandone la rapidità e l’efficacia rispetto alle pronunce dei tribunali. Il merito, sottolinea la stessa Consob, è anche del progressivo allineamento delle prassi operative degli intermediari agli orientamenti applicativi della normativa di settore via via elaborati dal collegio Acf, il che ha consentito di sterilizzare a monte molti dei motivi di conflitto insorti. Per evitare di ingolfare il funzionamento dell’organismo, l’autorità di controllo dei mercati finanziari da oltre un anno ha limitato la sua analisi alle controversie relative a investimenti effettuati non oltre il decennio precedente la presentazione del ricorso.
Il consuntivo della Consob fornisce anche indicazioni relative al profilo dei ricorrenti, che nel 68,4% dei casi sono maschi, contro il 30,15 di donne, con una scarsa incidenza (1,5%) delle persone giuridiche. Quanto all’età, oltre il 70% ha superato i 55 anni e meno del 10% è sotto i 40. Un risultato, quest’ultimo, che non sorprende particolarmente a considerare le difficoltà di risparmio per i giovani, che in ogni caso tendono a investire in primis sull’immobiliare.
Il ruolo dell’arbitro bancario
Pronunce rapide e procedure semplificate sono i tratti caratteristici anche dell’Arbitro bancario finanziario (Abf), sistema alternativo alla giustizia civile per la risoluzione delle controversie che possono sorgere tra i clienti e le banche e gli altri intermediari in materia di operazioni e servizi bancari e finanziari. Il ricorso è deciso esclusivamente sulla base della documentazione prodotta dalle parti; non è necessaria l'assistenza di un avvocato. Il cliente può ricorrere all’Abf solo dopo aver cercato di risolvere la controversia inviando un reclamo scritto all’intermediario. Se la decisione dell’arbitro è ritenuta non soddisfacente, entrambe le parti possono rivolgersi al giudice.
Quanto ai numeri, negli ultimi cinque anni gli importi medi restituiti ai clienti grazie al suo intervento sono stati di oltre 20 milioni di euro l’anno.
Se si considera il solo terzo trimestre del 2022, i ricorsi ricevuti sono stati 3.530 e hanno riguardato in primis operazioni di cessione del quinto (19%), quindi controversie sorte per la gestione dei conti correnti (13%) o delle carte di credito (13%). Circa un terzo dei ricorsi è stato accolto, ai quali si aggiunge un altro 20% di ricorsi cessati per rinuncia del ricorrente o perché è venuta meno la materia del contendere. Mentre poco meno di metà delle domande (il 47%) è stata respinta.