Inflazione e caro-vita mangiano i conti correnti delle famiglie italiane
Gli italiani continuano a indebitarsi. Nel corso degli ultimi mesi sono aumentate le richieste di mutui e prestiti, mentre il saldo dei conti correnti è sceso di quasi 20 miliardi di euro. Il prezzo della crisi economica inizia a farsi sentire nelle tasche degli italiani.

Il 2022 si chiude in negativo per i conti correnti delle famiglie italiane. Il saldo è calato di quasi 20 miliardi di euro. Lo rivela la Federazione Autonoma Bancari Italiani (Fabi), secondo cui sia l’inflazione che il caro-vita hanno invertito la tendenza al risparmio degli abitanti del nostro Paese. Oggi ci si indebita sempre di più e risultano in crescita sia i prestiti personali che i mutui. Dopo quattro anni in cui il saldo dei conti correnti è sempre stato in crescita, ora il crollo è evidente, soprattutto se si guardano i numeri registrati tra agosto e novembre: si è passati da 1.177 miliardi a 1.159 miliari.
Durante l’anno appena trascorso i correntisti italiani hanno accumulato di meno e speso di più. Se nei primi 7 mesi del 2022 la liquidità accumulata dalle famiglie ha raggiunto circa 1.180 miliardi di euro, a fine novembre si è arrivati a 1.159 euro e con un totale di conti giù di quasi 20 miliardi di euro.
Mentre durante l’emergenza Coronavirus i salvadanai "tricolore" hanno presentato una forte crescita, ora queste riserve cominciano a erodersi. I dati della Federazione Autonoma Bancari Italiani mettono in evidenza da un lato i cinque anni di risparmi (da dicembre 2017) e dall’altro il cambio di rotta registratosi alla fine del 2022. Dallo studio di Fabi emerge, dunque, un crollo del potere d’acquisto che sta spingendo gli italiani ad attingere sempre più dalle loro riserve per far fronte alle tante spese degli ultimi tempi.
Si ricorre di più ai prestiti
A confermare questo trend è anche il maggiore ricorso ai prestiti. In aumento sia le richieste di prestiti finalizzati all’acquisto di specifici beni e servizi che dei prestiti personali. Nonostante i tassi di interesse non siano bassi come in passato, c’è una maggiore propensione a rateizzare le spese per non far pesare l’acquisto sul budget familiare.
Nell’indagine di Fabi emerge che negli ultimi 5 anni vi è stata una crescita totale dei finanziamenti personali e per i beni di consumo di 3,1 miliardi (+1,2%). Si è passati da 253,6 miliardi a 256,7 miliardi. I finanziamenti finalizzati hanno oltrepassato la cifra dei 116 miliardi di euro a fine novembre. E se il ricorso ai prestiti personali e al credito al consumo dovesse andare avanti, secondo le stime, le famiglie potrebbero ritrovarsi sempre più a fare i conti con rincari e tassi crescenti.
A detta del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, l’inflazione resterà ancora a livelli alti per i prossimi due anni; bisognerà aspettare il 2025 per veder tornare l’indice dei prezzi al consumo al 2% medio nell’area euro. Ciò significa che nel 2023 e nel 2024 i prezzi continueranno a salire a un ritmo importante, con evidenti conseguenze negative per tutti gli italiani. Da qui l’appello di Fabi al Governo perché vengano messe in campo politiche fiscali, volte ad aumentare il reddito disponibile.
Più mutui in 5 anni
Nello studio di Fabi si mette in evidenza anche la crescita dei mutui. In cinque anni, tra il 2017 e il 2022, l’incremento è stato di oltre 50 miliardi di euro. L’aumento è stato costante in tutti questi anni: a fine 2018, il totale dei mutui casa era arrivato a quota 379 miliardi, a fine 2019 a 383 miliardi, a fine 2020 a 391 miliardi, a fine 2021 a 409 miliardi. Ora, con l’aumento dei tassi di interesse, ci potrebbero essere delle conseguenze sul mercato dei prestiti per l’acquisto di casa. L’importo più alto delle rate potrebbe comportare un maggior indebitamento e frenare da un lato le richieste dei consumatori e dall’altro le erogazioni delle banche.