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Italiani prudenti sulle finanze familiari

Meglio investire negli strumenti del risparmio gestito: sembra questo il ragionamento prevalente tra le famiglie italiane, a giudicare dai dati relativi al 2022 che emergono da uno studio. L'approccio, però, è prudente a causa delle incognite e delle preoccupazioni.

06/01/2023
risparmio maialino
Prudenza nelle finanze

Lo studio annuale di Intesa Sanpaolo e Centro Studi Einaudi segnala la crescente propensione delle famiglie italiane verso il risparmio, anche se va detto che il persistere di un'inflazione elevata ha spinto alcune famiglie ad attingere dai depositi per effettuare i pagamenti più urgenti.

Le preoccupazioni

Crisi geopolitica, crisi energetica, inflazione, modifica delle catene di fornitura, isolamento internazionale della Russia e raffreddamento dei rapporti politici tra Occidente e Cina sono le principali incognite delle famiglie italiane al momento di scegliere come impiegare il proprio denaro.

Il 68,1% degli intervistati (tre punti e mezzo in più di un anno fa) afferma di conseguire un reddito in grado di assicurargli un tenore di vita accettabile, con le cose che vanno meglio agli uomini (72% di giudizi positivi) rispetto alle donne (64%).

Approccio prudente

Nel corso del 2022, la capacità di risparmio si è avvicinata ai livelli pre-pandemia, attestandosi al 53,5% (55,1% nel 2019), in netto aumento rispetto al dato 2021, che vedeva i risparmiatori sotto la metà del totale (48,6%). Riesce ad accantonare risorse il 68% dei laureati, contro meno del 50% di chi ha un’istruzione media inferiore. Risparmia il 69% di chi ha un reddito netto mensile maggiore di 2.500 euro, ma solo il 36% di chi non arriva ai 1.600 euro. Differenze analoghe emergono tra chi ha una casa di proprietà (risparmia il 60%) o in affitto (34%) e tra le famiglie con più redditi (69%) e quelle monoreddito (47%). E proprio i nuclei in maggiore difficoltà sono stati probabilmente tra coloro che hanno attinto ai depositi, dato che - segnala la Banca d'Italia - tra luglio e ottobre le consistenze sono calate di 50 miliardi.

Tornando alla ricerca di Intesa Sanpaolo e Fondazione Einaudi, quanto ai criteri seguiti al momento di scegliere su cosa investire, la maggior parte delle persone (il 57%) indica la ricerca di sicurezza. Allora non è un caso se, come attestato mensilmente dall’Abi, buona parte dei risparmi finisce sui conti correnti e i conti di deposito, anziché in azioni e obbligazioni. A proposito di conti deposito, per altro, il rialzo dei tassi ufficiali da parte della BCE sta spingendo in alto i rendimenti, come si può constatare collegandosi a ConfrontaConti.it, dove sono disponibili le diverse opzioni di mercato.

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Risparmio gestito per uno su cinque

Intanto cresce il gradimento per il risparmio gestito: la quota dei possessori di fondi sicav aumenta al 17,3% dal 12,4% del 2021 e almeno un prodotto è presente nel 21% dei portafogli del campione, sia pure con una marcata differenziazione a livello territoriale, che va dal 41% del Nord-Est al 4,9% del Sud e Isole. Chi si affida al risparmio gestito, lo fa prevalentemente confidando nell’esperienza dei gestori (50%) o per diversificare il rischio (31%), mentre il 21% afferma di agire con ottica speculativa. Solo il 4,8% degli intervistati ha, invece, acquistato azioni nell’ultimo anno, un dato comunque in crescita di un punto rispetto al 2021.

Spazio agli alternativi

Con le classi di investimento tradizionali in difficoltà a mantenere i rendimenti in linea con quelli storici, aumenta l’interesse degli intervistati per gli investimenti alternativi. Li guarda con attenzione il 39% del campione, in netta salita rispetto al 2021 (27,7%). In questo ambito, al primo posto c’è sempre l’oro (24,8%), tradizionale bene rifugio. Da segnalare, poi, l’interesse crescente verso i fondi etici e più in generale gli investimenti Esg, quelli cioè attenti alle strategie aziendali in tema di ambiente, inclusione sociale e governance. Il 12,9% degli italiani considera questa variabile nelle scelte d’investimento e il dato supera il 22% tra i laureati. Un’attenzione che si spiega non solo per ragioni etiche, ma anche perché gli investimenti Esg hanno dimostrato di offrire rendimenti quanto meno paragonabili al resto del mercato, ma a fronte di una volatilità contenuta. Colpisce, poi, il 9,5% di persone che si dicono interessate alle criptovalute, un livello elevato a considerare la volatilità che le caratterizza, con una tendenza che per buona parte del 2022 è stata al ribasso.

Poca programmazione per la pensione

Intanto si riduce la quota investita in obbligazioni (dal 29% al 23% dei portafogli) e occorrerà vedere se d’ora in avanti lo scenario muterà a fronte dei rialzi dei tassi che favoriscono i rendimenti delle nuove emissioni.

Si mantengono basse le adesioni alla previdenza integrativa (17,6% del campione), il che crea più di qualche motivo di preoccupazione considerato che la mano pubblica sarà sempre meno in grado di garantire una pensione adeguata.

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A cura di: Luigi dell'Olio

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