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Supermercati, farmacie e tabacchi come banche: si potrà prelevare contante al loro interno

Nei supermercati, tabacchi, edicole, farmacie ed esercizi commerciali della GDO si potrà prelevare denaro contante. Un'utilità anche per i commercianti, poichè ci sarà una riduzione delle giacenze e un minor rischio sulla liquidità detenuta in negozio.

10/11/2023
primo piano di banconote in euro che fuoriescono da un portafoglio
Sarà possibile prelevare denaro con il POS anche negli esercizi commerciali

In un’epoca in cui la transizione al digitale è la priorità anche sul mercato finanziario e si incoraggiano i pagamenti elettronici, sembra stridere con la contemporaneità l’introduzione nella Manovra fiscale della misura che apre al prelievo di contante negli esercizi commerciali.

Nei supermercati, tabacchi, edicole, farmacie ed esercizi commerciali della GDO si potrà prelevare denaro contante proprio come siamo abituati a fare presso gli sportelli ATM delle banche. Per i commercianti, l’applicazione di questa norma significherebbe una riduzione delle giacenze e un rischio in meno perché la liquidità detenuta in negozio sarebbe utilizzata proprio per la distribuzione del contante.

Obiettivo della nuova norma è agevolare gli abitanti dei Comuni più piccoli che hanno a disposizione sempre meno sportelli ATM per prelevare, evitando così di accumulare somme di denaro da custodire in casa.

I vantaggi per i commercianti e la reazione di Confesercenti

Il prelievo di denaro nei negozi avverrà direttamente dal POS, che gli esercenti commerciali – tabaccai inclusi - devono tenere obbligatoriamente, e utilizzare per importi anche minimi, qualora il cliente scegliesse di pagare con carta di credito o bancomat.

Si tratta di un passo indietro non solo rispetto alla necessità di accelerare sui pagamenti elettronici, ma questa norma finirebbe anche per contrastare la limitazione all’uso del contante, battaglia che i Governi precedenti hanno condotto in quanto legata ai temi scottanti dell’economia sommersa e dell’evasione fiscale, che secondo i dati Istat in Italia supera ormai i 157 miliardi di euro.

E se da un lato gli istituti di credito tagliano costi e sportelli ATM, l’investitura dei commercianti a distributori di contante sembra secondo Confesercenti rivelarsi “un evidente ossimoro e un’idea di difficile applicazione: il commerciante, per erogare contanti, dovrebbe infatti detenere disponibilità di liquido congrue, con tutti i rischi che ne derivano. Per una commissione prevedibilmente non superiore a un euro, forse il gioco non vale la candela”.

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Quanto costa un POS?

Il dispositivo per i pagamenti elettronici è stato reso obbligatorio nel 2021 dal Governo Monti. E se all’inizio non erano previste sanzioni in caso di mancato rispetto delle regole, dal 2022 chi non installa il POS o rifiuta il pagamento elettronico incorre in una sanzione di 30 euro a scontrino, oltre al 4% dell’importo dell’operazione.

La questione del POS è molto delicata in quanto l’utilizzo ha un costo per l’esercente, che si è ridotto notevolmente nel corso degli anni. Secondo i dati dell’Osservatorio di ConfrontaConti negli ultimi 5 anni la spesa media per acquistare il dispositivo si è ridotta del 66,5%, passando dai 61,74 del 2017 ai 22,82 euro del 2022.

Ha un costo però anche la transazione pagata con il POS, che va dallo 0,7% per i pagamenti con il bancomat, all’1,2% di quelli effettuati con la carta di credito (dati Sole 24 Ore).

Intanto è saltato ancora l’accordo con l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, per ridurre le commissioni sui pagamenti di importo più basso (entro i 30 euro) e azzerarle per quelle entro i 10 euro: un nulla di fatto che rafforzerebbe la posizione del Governo di fronte a questa nuova norma vantaggiosa per gli esercenti.

A cura di: Paola Campanelli

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