Criptovalute, come inserirle in dichiarazione dei redditi e quanto sono tassate
In Italia, le criptovalute devono essere dichiarate nella dichiarazione dei redditi se si superano determinate soglie. Si dichiarano nel modello Redditi, nel quadro RT, dedicato alle attività finanziarie detenute all’estero o strumenti similari, perché le criptovalute sono considerate valute virtuali estere

Le criptovalute stanno diventando sempre più popolari in Italia, soprattutto tra i giovani. Nel 2024, oltre 1,6 milioni di nostri connazionali hanno investito o effettuato transazioni con Bitcoin, Ethereum, Tether, Solana e così via, con un valore complessivo di circa 2,7 miliardi di euro. Il che rappresenta un aumento del 7% rispetto al 2023, sebbene maturato in un contesto di elevata incertezza per i mercati finanziari, con alti e bassi anche per questa classe di investimento alla luce delle tante incognite esistenti a livello macro. Proprio la crescente popolarità dello strumento ha spinto il legislatore a prevedere un prelievo sui guadagni generati attraverso queste attività.
Gli investitori tipo in criptovalute e l’evoluzione in tema di investimenti
La fascia d'età più interessata è quella tra i 18 e i 29 anni, che costituisce il 35% degli investitori, seguita da quella tra i 30 e i 39 anni (29%). Non si tratta solo di piccoli investitori: quasi la metà di chi investe in criptovalute ha messo più di 10 mila euro in questi asset digitali, segno di un interesse anche da parte di investitori più esperti e con patrimoni significativi.
Le banche e le criptovalute
Le criptovalute stanno entrando anche nelle strategie di investimento a medio-lungo termine, e cresce la richiesta di poter operare con questi strumenti tramite le banche tradizionali, che finora hanno offerto pochi servizi dedicati.
Cosa deve fare chi detiene criptovalute in sede di dichiarazione dei redditi
Le criptovalute sono monete digitali basate sulla tecnologia blockchain, un registro digitale condiviso e sicuro che registra tutte le transazioni. Non sono emesse da una banca centrale, ma sono create e gestite da una rete di computer.
In Italia, le criptovalute devono essere dichiarate nella dichiarazione dei redditi se si superano determinate soglie di detenzione o se si realizzano guadagni (plusvalenze) vendendo o scambiando criptovalute.
Come dichiarare le criptvalute
Le criptovalute si dichiarano nel modello Redditi PF (Persone Fisiche), nel quadro RT, dedicato alle attività finanziarie detenute all’estero o strumenti similari, perché le criptovalute sono considerate valute virtuali estere.
Come si calcolano le plusvalenze ottenute sulle cripto-attività
La plusvalenza è il guadagno ottenuto dalla vendita o dallo scambio di criptovalute. Si calcola come la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto.
Se la plusvalenza supera 51.645,69 euro per almeno sette giorni lavorativi continuativi nell’arco dell’anno, allora è tassabile. Dall’anno in corso, le plusvalenze sulle criptovalute sono tassate con un’aliquota del 26% (imposta sostitutiva), come per altri redditi da capitale. Per Bitcoin e altre criptovalute, in certi casi particolari, si parla anche di aliquote fino al 42%, ma la norma generale è il 26%.
Il confronto con il trattamento fiscale delle criptovalute in altri Paesi
A questo proposito può essere utile dare uno sguardo a quanto avviene in altri Paesi occidentali:
- Germania: le criptovalute detenute per più di un anno sono esenti da tassazione sulle plusvalenze. Se vendute prima, le plusvalenze sono tassate come reddito personale, con aliquote progressive fino al 45%.
- Francia: le plusvalenze da criptovalute sono tassate al 30% (flat tax), che include imposte e contributi sociali.
- Regno Unito: le plusvalenze da criptovalute sono soggette a Capital Gains Tax, con aliquote che variano dal 10% al 20% a seconda del reddito complessivo del contribuente.
- Stati Uniti: le criptovalute sono considerate proprietà e le plusvalenze sono tassate secondo le aliquote ordinarie sul reddito o quelle sui capital gain a lungo termine, che possono variare dal 0% al 37%.
Dunque, la maggior parte dei Paesi occidentali considera le criptovalute come beni o proprietà e tassa le plusvalenze, ma le aliquote e le regole specifiche variano notevolmente.