L’anno si chiude con il pagamento dell’acconto IVA
Entro il 27 dicembre prossimo, i contribuenti soggetti all’IVA (sia quelli con liquidazione mensile, sia coloro che versano su base trimestrale) saranno tenuti al versamento dell’acconto dell’imposta dovuta per l’ultimo periodo dell’anno. Ecco i criteri di calcolo.
Chiusura di anno con l’ennesima imposta da pagare. Entro il 27 dicembre, i contribuenti soggetti all’IVA (sia quelli con liquidazione mensile, sia coloro che versano su base trimestrale) saranno tenuti al versamento dell’acconto dell’imposta dovuta per l’ultimo periodo dell’anno.
Un salasso per i contribuenti con la partita IVA
Nei primi otto mesi del 2024, le entrate tributarie nelle casse dello Stato italiano hanno raggiunto la cifra record di 380,3 miliardi di euro, vale a dire 23,3 miliardi in più rispetto al periodo gennaio-agosto 2023, grazie anche alla spinta dell’autoliquidazione, ossia delle imposte versate dalle partite IVA.
Infatti, i versamenti in autoliquidazione solo all’apparenza hanno fatto segnare una diminuzione di 840 milioni di euro (-6,8%), dovuta soprattutto alle scadenze di versamento con maggiorazione e quelle senza maggiorazione, gestite in modo differente tra il 2023 e il 2024 e per questo non adatte a un confronto omogeneo dei dati. In realtà, il Bollettino statistico pubblicato dal ministero dell’Economia evidenzia che l’autoliquidazione ha spinto verso l’alto il gettito erariale.
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Gli esonerati dall’obbligo di acconto dell'IVA
Tornando alla scadenza del 27 dicembre, sono esonerati dal pagamento coloro che:
- hanno cessato l’attività nel corso dell’anno, se non tenuti ad effettuare alcuna liquidazione periodica dell’imposta relativa all’ultimo periodo dell’anno;
- aderiscono al regime di esonero per produttori agricoli;
- esercitano attività di intrattenimento;
- applicano il regime forfettario per le associazioni sportive dilettantistiche;
- aderiscono a un regime di vantaggio;
- fruiscono del regime forfettario;
- hanno effettuato esclusivamente operazioni esenti o non imponibili ai fini IVA.
Le modalità di calcolo dell'IVA
L’acconto può essere determinato secondo il metodo storico, quello previsionale o il metodo effettivo, con la possibilità di calcolare l’acconto applicando il metodo più favorevole o di più semplice adozione. Vediamo le differenze principali.
Il metodo storico prevede il versamento di un importo pari all’88% dell’imposta dovuta nell’ultimo mese o trimestre dell’anno precedente. Secondo questo metodo, i soggetti passivi devono tenere conto anche dell’imposta assolta sugli acquisti.
Se viene utilizzato il metodo previsionale, i soggetti passivi determinano l’acconto sulla base della stima delle operazioni riferite all’ultimo mese o all’ultimo trimestre dell’anno in corso, applicando l’aliquota dell’88%.
Utilizzando invece il metodo effettivo, l’acconto viene determinato in base alle operazioni effettuate nell’ultimo periodo dell’anno (mese o trimestre) fino alla data del 20 dicembre.
L’acconto Iva deve essere versato a mezzo modello F24, senza poter fruire di alcuna rateizzazione e quindi in un'unica soluzione.
Lettere in arrivo per i contribuenti
A proposito di partite IVA, l'Agenzia delle Entrate ha individuato circa 700 mila contribuenti che hanno dichiarato non solo meno di 15 mila euro di incassi, ma anche meno dei propri dipendenti (o comunque meno dei dipendenti che lavorano nello stesso settore) e meno dei limiti minimi stimati dal Fisco per la loro categoria.
“Questo aspetto, in assenza di giustificazioni oggettive, può essere considerato anomalo”, viene precisato nella pec, dove si legge anche: “Al riguardo è utile ricordare che per rendere il reddito coerente con il valore minimo di settore: può ancora integrare i redditi dichiarati per il periodo d’imposta 2023; per gli anni d’imposta 2024 e 2025 può aderire, entro il prossimo 12 dicembre 2024, al Concordato preventivo biennale. In tal caso può anche avvalersi, entro il 31 marzo 2025, del ravvedimento per ciascuna delle annualità dal 2018 al 2022”.
Situazioni anomale, dunque, sulle quali si è deciso di accendere un faro, inviando una missiva. Il contenuto si sostanzia essenzialmente in due passaggi:
- il primo luogo, c’è ancora tempo per integrare la propria dichiarazione dei redditi, aggiungere quello che è stato “dimenticato” e non incorrere in sanzioni;
- in secondo luogo, per evitare controlli, c'è la possibilità di aderire al concordato preventivo entro il 12 dicembre.
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